Un gesto di frontiera. Papa Francesco lo aveva già spiegato all’inizio del suo pontificato, scrivendo il 25 marzo 2013 ai vescovi argentini, e lo ha ripetuto altre volte: «uscendo» per incontrare chi è lontano dalla Chiesa si corre il rischio d’incidenti.
«Ma preferisco una Chiesa incidentata», aveva scritto allora Francesco, a una Chiesa che, con chi è lontano, o anche ostile, semplicemente non parla. Certo, il rischio d’incidenti è massimo quando si parla con chi dell’ostilità alla Chiesa ha fatto la sua ragione sociale, come il quotidiano italiano La Repubblica.
Che non è un quotidiano qualunque, è la casa madre dei nemici della Chiesa. E infatti ha risposto con la consueta manipolazione all’offerta di dialogo di Francesco, che con una lettera pubblicata l’11 settembre ha risposto alle domande che gli aveva posto Eugenio Scalfari.
Le lettere non hanno titolo, ma il quotidiano ne ha sparato uno in prima pagina: «La verità non è mai assoluta», seguita dalla firma Francesco, come ad arruolare anche il Papa nel partito della dittatura del relativismo, quello per cui va esposto – e se del caso imposto – che la verità è sempre variabile e soggettiva.
Il danno è fatto, perché la lettera è lunga e complessa e molti lettori leggono purtroppo solo i titoli dei giornali, così che l’episodio dovrebbe indurre a qualche riflessione sugli immensi problemi di comunicazione che pone, in piena dittatura del relativismo, la dialettica fra Chiesa chiusa e Chiesa «incidentata».
Tuttavia, chi non si ferma al titolo scopre che il Papa a Scalfari ha scritto più o meno il contrario di quello che il titolo di Repubblica suggerisce.
Parto dal brano sulla verità, anche se non viene all’inizio della lettera, perché ha un rilievo centrale. Scalfari, forse con qualche malizia, aveva chiesto al Pontefice «se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato».
Francesco risponde che «per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità “assoluta”, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione». Per il cristiano invece «la verità è una relazione»: «non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità e la vita”?».
Attenzione, però, precisa subito Papa Francesco: «Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre è solo come un cammino e una vita».
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