Si è riunita oggi, in Vaticano, in sessione plenaria, la Commissione bilaterale Santa Sede-Stato d’Israele per proseguire i negoziati sull’Accordo economico. L’incontro è stato presieduto dal sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati, mons. Ettore Balestrero, e dal viceministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon. “I negoziati – si legge in un comunicato congiunto – si sono svolti in un’atmosfera positiva e costruttiva” e si sono fatti “significativi progressi” per la finalizzazione dell’Accordo.
E’ stato quindi deciso di tenere una nuova riunione della Commissione il prossimo 6 dicembre, presso il Ministero degli affari esteri israeliano. In vista della fine della loro missione, la Commissione ha ringraziato l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio in Israele, e l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy per il “loro servizio esemplare”. Intervistato dalla Radio Vaticana, mons. Ettore Balestrero si sofferma sull’importanza di questo incontro:
R. – Come è detto nel Comunicato, l’atmosfera è stata positiva e costruttiva. Si sono fatti progressi significativi e ciò fa ben sperare per il futuro.
D. – Negli ultimi giorni è circolata con insistenza in certi ambienti la notizia che oggi si sarebbe firmato il menzionato Accordo sul quale si lavora ormai da 13 anni e più. Ma non c’è stata alcuna firma. Cosa è successo?
R. – Niente di particolare. Di firma dell’accordo si è parlato, è vero, in certi ambienti. Ma non era in programma. Come ho detto, si sono fatti progressi, ma ci sono ancora questioni da risolvere.
D. – C’è stato pure allarme nei circoli Palestinesi per il fatto che la Santa Sede, con la firma di questo Accordo riconoscerebbe indirettamente la sovranità di Israele su Gerusalemme Est e su altri territori occupati con la guerra del 1967.
R. – L’Accordo a cui si sta lavorando riguarda la vita, le attività ed il regime fiscale della Chiesa Cattolica in Israele. Nell’Accordo ci si vuole tenere al margine delle dispute territoriali: Non si parlerà di Gerusalemme Est, né di località nella Cisgiordania.
D. – Ma si è fatta menzione di una bozza dell’accordo, nel quale sono menzionate località in Gerusalemme Est e nella Cisgiordania…
R. – Dall’inizio dei negoziati si è lavorato su un progetto di Accordo comprensivo anche della cosiddetta “Schedule One”, ossia una lista di proprietà individuali appartenenti alla Santa Sede e ad alcune Istituzioni della Chiesa Cattolica in Terra Santa, che, nel corso degli anni, sono state oggetto, da parte di Israele, di provvedimenti onerosi per i proprietari. Ed è vero che alcune di tali proprietà si trovano in Gerusalemme Est o in zone occupate nel 1967. Si mirava a risolvere problemi concreti. Già da tempo, comunque, si è deciso di trattare, nell’Accordo che si firmerà, solo alcune proprietà, che non si trovano a Gerusalemme Est o in Cisgiordania. Non è esatto, quindi, affermare che la Santa Sede, con l’accordo, violerebbe la IV Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra. La confusione e l’allarme sono dovuti all’uso indebito di uno strumento di lavoro, superato da tempo e, comunque, ancora in elaborazione.
D. – La posizione della Santa Sede su Gerusalemme Est è cambiata?
R. – La posizione della Santa Sede non è cambiata. E’ stata affermata nel “Basic Agreement” tra la Santa Sede e l’OLP; è stata richiamata in diverse circostanze e lo sarà nuovamente nell’“Accordo Globale” con l’OLP, attualmente in fase di elaborazione.
D. – Un’ultima domanda. È stato pure scritto che questo Accordo che la Santa Sede sta elaborando con Israele danneggerà gli Accordi che la Francia e l’Italia o altri Paesi hanno con Israele, a vantaggio delle rispettive istituzioni nazionali che operano in Israele.
R. – Non è esatto. L’Accordo riguarda la Santa Sede e lo Stato di Israele e non ha incidenza su Accordi che Israele ha concluso con altri Stati. La validità di questi ultimi dipende anzitutto dalla volontà delle Parti contraenti e non dall’esistenza di un Accordo di una di tali Parti con un terzo soggetto, come è in questo caso la Santa Sede. Peraltro questo è un principio di diritto internazionale comunemente accettato.
Fonte: Radio Vaticana 12 giugno 2012