Carissimi giovani,
guardando voi oggi qui presenti, mi viene in mente la storia di san Francesco d’Assisi. Davanti al Crocifisso sente la voce di Gesù che gli dice: “Francesco, va’ e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: riparare la sua casa.
Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo.
Anche oggi il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa. Cari giovani, il Signore ha bisogno di voi! Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e ad essere missionari. Cari giovani, il Signore oggi vi chiama! Non al mucchio! A te, a te, a te, a ciascuno, ascoltate nel cuore quello che vi dice.
Penso che possiamo imparare qualcosa da ciò che è successo in questi giorni, di come abbiamo dovuto cancellare, per il mal tempo, la realizzazione di questa Vigilia nel “Campus Fidei”, a Guaratiba. Forse, non è che il Signore voglia dirci che il vero campo della fede, il vero “Campus Fidei”, non è un luogo geografico, bensì siamo noi stessi?
Sì! E’ vero! Ciascuno di noi, ciascuno di voi, io, tutti! Ed essere discepolo missionario significa sapere che siamo il Campo della Fede di Dio! Per questo, partendo dall’immagine del Campo della Fede, ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere discepolo-missionario: la prima immagine, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e la terza, il campo come cantiere.
1. Primo: Il campo come luogo in cui si semina. Conosciamo tutti la parabola di Gesù che narra di un seminatore andato a gettare i semi nel campo; alcuni di essi cadono sulla strada, in mezzo ai sassi, tra le spine e non riescono a svilupparsi; ma altri cadono su terra buona e producono molto frutto (cfr Mt 13,1-9).
Gesù stesso spiega il significato della parabola: il seme è la Parola di Dio che è gettata nei nostri cuori (cfr Mt 13,18-23). Oggi… tutti i giorni, ma oggi in modo speciale, Gesù semina. Quando accettiamo la Parola di Dio, allora siamo il Campo della Fede! Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita, lasciate entrare la semente della Parola di Dio, lasciate che germogli, lasciate che cresca. Dio fa tutto, ma voi lasciatelo agire, lasciate che Lui lavori in questa crescita!
Gesù ci dice che i semi caduti ai bordi della strada o tra i sassi e in mezzo alle spine non hanno portato frutto. Credo che, con onestà, possiamo farci la domanda: Che tipo di terreno siamo, che tipo di terreno vogliamo essere?
Forse a volte siamo come la strada: ascoltiamo il Signore, ma non cambia nulla nella nostra vita, perché ci lasciamo intontire da tanti richiami superficiali che ascoltiamo, Io vi domando, ma non rispondete adesso, ognuno risponda nel suo cuore: Sono un giovane, una giovane, intontito?
O siamo come il terreno sassoso: accogliamo con entusiasmo Gesù, ma siamo incostanti davanti alle difficoltà non abbiamo il coraggio di andare controcorrente. Ognuno di noi risponda nel suo cuore: Ho coraggio o sono un codardo?
O siamo come il terreno con le spine: le cose, le passioni negative soffocano in noi le parole del Signore (cfr Mt 13,18-22). Ho l’abitudine nel mio cuore di giocare in due ruoli: fare bella figura con Dio e fare bella figura con il Diavolo? Voler ricevere la semente di Gesù e allo stesso tempo annaffiare le spine e le erbacce che nascono nel mio cuore? Oggi, però, io sono certo che la semente può cadere in terra buona.
Ascoltiamo questi testimoni, come la semente è caduta in terra buona. “No, Padre, io non sono terra buona, sono una calamità, sono pieno di sassi, di spine, di tutto”. Sì, può darsi che questo sia nella superficie, ma libera un pezzetto, un piccolo pezzo di terra buona, e lascia che cada lì e vedrai come germoglierà.
Io so che voi volete essere terreno buono, cristiani veramente, non cristiani part-time; non cristiani “inamidati”, con la puzza al naso, così da sembrare cristiani e, sotto sotto, non fare nulla; non cristiani di facciata, questi cristiani che sono “puro aspetto”, ma cristiani autentici.
So che voi non volete vivere nell’illusione di una libertà inconsistente che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno. E così o mi sbaglio?
E’ cosi? Bene, se è così facciamo una cosa: tutti in silenzio, guardiamo al cuore e ognuno dica a Gesù che vuole ricevere la semente. Dite a Gesù: guarda, Gesù, le pietre che ci sono, guarda le spine, guarda le erbacce, ma guarda questo piccolo pezzo di terra che ti offro perché entri la semente. In silenzio, lasciamo entrare la semente di Gesù. Ricordatevi di questo momento, ognuno sa il nome della semente che è entrata. Lasciatela crescere, e Dio ne avrà cura.
2. Il campo. Il campo oltre ad essere un luogo di semina è luogo di allenamento. Gesù ci chiede di seguirlo per tutta la vita, ci chiede di essere suoi discepoli, di “giocare nella sua squadra”. La maggior parte di voi ami lo sport.
E qui in Brasile, come in altri Paesi, il calcio è passione nazionale. Si o no? Ebbene, che cosa fa un giocatore quando è convocato a far parte di una squadra? Deve allenarsi, e allenarsi molto! Così è la nostra vita di discepoli del Signore. San Paolo descrivendo i cristiani ci dice: «Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce; noi invece una che dura per sempre» (1 Cor 9,25).
Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Gesù ci offre la possibilità di una vita feconda, di una vita felice e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, nella vita eterna.
E’ quello che ci offre Gesù. Ma ci chiede che paghiamo l’entrata, e l’entrata è che noi ci alleniamo per “essere in forma”, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede.
Attraverso il dialogo con Lui: la preghiera. Padre, adesso ci fa pregare tutti? No? Ti domando… ma rispondete nel vostro cuore, non a voce alta, ma nel silenzio: Io prego? Ognuno risponda. Io parlo con Gesù oppure ho paura del silenzio? Lascio che lo Spirito Santo parli nel mio cuore?
Io chiedo a Gesù: che cosa vuoi che faccia, che cosa vuoi della mia vita? Questo è allenarsi. Domandate a Gesù, parlate con Gesù. E se commettete un errore nella vita, se fate uno scivolone, se fate qualcosa che è male, non abbiate paura. Gesù, guarda quello che ho fatto! Che cosa devo fare adesso?
Però parlate sempre con Gesù, nel bene e nel male, quando fate una cosa buona e quando fate una cosa cattiva. Non abbiate paura di Lui! Questa è la preghiera. E con questo vi allenate nel dialogo con Gesù, in questo discepolato missionario!
Attraverso i Sacramenti, che fanno crescere in noi la sua presenza. Attraverso l’amore fraterno, il saper ascoltare, il comprendere, il perdonare, l’accogliere, l’aiutare gli altri, ogni persona, senza escludere, senza emarginare. Cari giovani, siate veri “atleti di Cristo”!
3. E terzo: il campo come cantiere. Qui stiamo vedendo come si è potuto costruire questo proprio qui: hanno iniziato a muoversi i ragazzi, le ragazze, si sono dati da fare e hanno costruito la Chiesa. Quando il nostro cuore è una terra buona che accoglie la Parola di Dio, quando “si suda la maglietta” [si sudano sette camicie NDR] cercando di vivere da cristiani, noi sperimentiamo qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa.
Questi ragazzi, queste ragazze non erano soli, ma insieme hanno fatto un cammino e hanno costruito la Chiesa, insieme hanno realizzato quello che ha fatto san Francesco; costruire, riparare la Chiesa. Ti domando: volete costruire la Chiesa? [Sì….] Vi animate a farlo? [Sì…] E domani avrete dimenticato di questo “sì” che avete detto? [No…] Così mi piace! Siamo parte della Chiesa, anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia.
Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella “coda” della storia. Siate protagonisti. Giocate in attacco! Calciate in avanti, costruite un mondo migliore, un mondo di fratelli, un mondo di giustizia, di amore, di pace, di fraternità, di solidarietà. Giocate in attacco sempre! San Pietro ci dice che siamo pietre vive che formano un edificio spirituale (cfr 1 Pt 2,5). E guardiamo questo palco, si vede che esso ha forma di una chiesa costruita con pietre vive.
Nella Chiesa di Gesù siamo noi le pietre vive, e Gesù ci chiede di costruire la sua Chiesa; ciascuno di noi è una pietra viva, è un pezzetto della costruzione, e, quando viene la pioggia, se manca questo pezzetto, si hanno infiltrazioni, ed entra l’acqua nella casa. E non costruire una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone. Gesù ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da poter accogliere l’intera umanità, sia la casa per tutti!
Dice a me, a te, a ciascuno: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Questa sera rispondiamogli: Sì, Signore, anch’io voglio essere una pietra viva; insieme vogliamo edificare la Chiesa di Gesù! Voglio andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo! Vi animate a ripeterlo? Voglio andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo, vediamo adesso… [i giovani lo ripetono] Poi dovete ricordare che l’avete detto insieme.
Il tuo cuore, cuore giovane, vuole costruire un mondo migliore. Seguo le notizie del mondo e vedo che tanti giovani in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. I giovani nelle strade. Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento.
Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Voi… Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento.
Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore.
Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso, non “guardate dal balcone” la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù.
Resta però una domanda: da dove cominciamo? A chi chiediamo di iniziare questo? Da dove cominciamo? Una volta hanno chiesto a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, se vogliamo cominciare, da quale parete? Da dove – hanno chiesto a Madre Teresa – bisogna iniziare? Da te e da me! rispose lei. Aveva grinta questa donna! Sapeva da dove iniziare. Anche io oggi le rubo la parola a Madre Teresa e ti dico: iniziamo? Da dove? Da te e da me! Ognuno, ancora una volta in silenzio, si chieda: se devo iniziare da me, da dove inizio? Ciascuno apra il suo cuore perché Gesù gli dica da dove iniziare.
Cari amici, non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore. Alziamo lo sguardo verso la Madonna. Essa aiuta a seguire Gesù, ci dà l’esempio con il suo “sì” a Dio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Lo diciamo anche noi, insieme con Maria, a Dio: avvenga per me secondo la tua parola. Così sia!
sabato, 27 luglio
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