Per ora le vittime tra i cristiani sono 5. Uno è un sacerdote, mentre altri quattro uomini sono stati uccisi in un villaggio a colpi di coltello e machete. Dopo la caduta del presidente Mohamed Morsi tornano ancora a galla le tensioni tra musulmani e cristiani nei dintorni del Cairo.
Sono moti di ripicca e vendetta: tanti estremisti islamici della Fratellanza vedono nella minoranza cristiana un nemico che ha portato al colpo di Stato e alla caduta del loro leader. Ci sono stati attacchi in tutto il Paese, soprattutto nella penisola del Sinai, a Port Said e in alcuni villaggi sulla costa mediterranea.
«È LA LORO VENDETTA». «Sono convinti che i cristiani abbiano giocato un ruolo importante nelle proteste, e nell’intervento armato che ha portato al rovesciamento di Morsi. Questa è la loro vendetta» spiega al New York Times Ishaq Ibrahim, che ha documentato queste violenze per l’Egyptian Iniziative for Personal Rights, associazione che opera al Cairo per tutelare i diritti delle persone.
Gli episodi citati dal quotidiano americano sono molteplici: diversi negozi di proprietà dei cristiani sono stati segnati minacciosamente con una X nera, mentre nel villaggio di Dagala gli estremisti islamici hanno depredato una chiesa, dato fuoco ad alcuni edifici di una struttura religiosa e attaccato le case dei cristiani: hanno rotto le finestre con sassi e mazze.
«La polizia è arrivata il giorno dopo l’accaduto, ma non ha fatto nulla», dice ancora Ibrahim al New York Times. Episodi simili si sono avuti nel villaggio di Naga Hassan: anche qui le abitazioni delle minoranze cristiane sono state incendiate. La polizia ha protetto le donne facendole evacuare dalle case, ma nulla ha potuto fare per difendere gli uomini, quattro dei quali sono stati pugnalati a morte.
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