“La gioia della consolazione, la croce e la preghiera sono i punti di riferimento della missione cristiana”. Così Papa Francesco stamattina durante la Messa in San Pietro con seminaristi, novizi e novizie e giovani in cammino vocazionale provenienti da ogni parte del mondo.
A loro il Pontefice lascia un messaggio forte: “più la missione vi chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il vostro cuore sia unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore”.
“Rappresentate la giovinezza della Chiesa! Se la Chiesa è la Sposa di Cristo, in un certo senso voi ne raffigurate il momento del fidanzamento, la primavera della vocazione, la stagione della scoperta, della verifica, della formazione. Ed è una stagione molto bella, in cui si gettano le basi per il futuro”.
Così Papa Francesco apre l’omelia della Messa con i seminaristi, novizi e novizie e giovani in cammino vocazionale, provenienti da ogni parte del mondo. Parole semplici le sue, che colpiscono il segno ed il cuore di questi giovani che hanno scelto la missione e che sono davvero il futuro della Chiesa.
Ma da dove nasce la missione? Chiede loro il Pontefice, la risposta è semplice: da una chiamata, quella del Signore e chi è chiamato da Lui lo è per essere inviato.
Di qui la necessità di conoscere quale deve essere lo stile dell’inviato ed i punti di riferimento della missione cristiana. Le Letture che abbiamo ascoltato – sottolinea il Papa – ce ne suggeriscono tre: la gioia della consolazione, la croce e la preghiera.
“Il primo elemento: la gioia della consolazione. Il profeta Isaia si rivolge a un popolo che ha attraversato il periodo oscuro dell’esilio, ha subito una prova molto dura; ma ora per Gerusalemme è venuto il tempo della consolazione; la tristezza e la paura devono fare posto alla gioia: “Rallegratevi… esultate… sfavillate di gioia” – dice il Profeta”.
Un grande invito alla gioia lo definisce Papa Francesco, perché ogni cristiano, soprattutto noi, siamo chiamati a portare questo messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti.
Ma ne possiamo essere portatori se sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati ed amati da Lui. Perché la nostra missione sia feconda, aggiunge Papa Francesco, bisogna sentire la consolazione di Dio e trasmetterla.
“Io ho trovato alcune volte persone consacrate che hanno paura della consolazione di Dio, e poveri, povere, si tormentano, perché hanno paura di questa tenerezza di Dio. Ma non abbiate paura. Non abbiate paura, il Signore è il Signore della consolazione, il Signore della tenerezza. Il Signore è padre e Lui dice che farà con noi come una mamma con il suo bambino, con la sua tenerezza. Non abbiate paura della consolazione del Signore”.
Il secondo punto di riferimento della missione è la croce di Cristo, aggiunge Papa Francesco, portando l’esempio di San Paolo, che nel suo ministero ha sperimentato la sofferenza, la debolezza e la sconfitta, ma anche la gioia e la consolazione. Questo è il mistero pasquale di Gesù: mistero di morte e di risurrezione. Ed è proprio l’essersi lasciato conformare alla morte di Gesù che ha fatto partecipare san Paolo alla sua risurrezione, alla sua vittoria.
“Il mistero pasquale è il cuore palpitante della missione della Chiesa! E se rimaniamo dentro questo mistero noi siamo al riparo sia da una visione mondana e trionfalistica della missione, sia dallo scoraggiamento che può nascere di fronte alle prove e agli insuccessi.
La fecondità dell’annuncio del Vangelo non è data né dal successo, né dall’insuccesso secondo criteri di valutazione umana, ma dal conformarsi alla logica della Croce di Gesù, che è la logica dell’uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore”.
È la Croce, aggiunge poi il Pontefice, che garantisce la fecondità della nostra missione. Ed è dalla Croce, supremo atto di misericordia e di amore, che si rinasce come “nuova creatura”.
Poi il terzo elemento: la preghiera. Nel Vangelo, dice ancora Papa Francesco, abbiamo ascoltato: “Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”.
“Gli operai per la messe non sono scelti attraverso campagne pubblicitarie o appelli al servizio della generosità, ma sono «scelti» e «mandati» da Dio. E’ Lui che sceglie, è Lui che manda, è Lui che manda, è Lui che dà la missione. Per questo è importante la preghiera.
La Chiesa, ci ha ripetuto Benedetto XVI, non è nostra, ma è di Dio; e quante volte noi, i consacrati, pensiamo che sia nostra! Facciamo di lei… qualcosa che ci viene in mente. Ma non è nostra, è di Dio. il campo da coltivare è suo.
La missione allora è soprattutto grazia. La missione è grazia. E se l’apostolo è frutto della preghiera, in essa troverà la luce e la forza della sua azione.
La nostra missione, infatti, non è feconda, anzi si spegne nel momento stesso in cui si interrompe il collegamento con la sorgente, con il Signore”.
Infine un messaggio forte: siate sempre uomini e donne di preghiera – dice Papa Francesco – senza il rapporto costante con Dio la missione diventa mestiere.
Ed il rischio dell’attivismo, di confidare troppo nelle strutture, è sempre in agguato. Indica ancora una volta Gesù come punto di riferimento ed esempio; alla vigilia di ogni decisione o avvenimento importante, dice, si raccoglieva in preghiera intensa e prolungata.
“Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel vortice degli impegni più urgenti e pesanti. E più la missione vi chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il vostro cuore sia unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore.
Qui sta il segreto della fecondità di un discepolo del Signore!”
Gesù manda i suoi senza “borsa, né sacca, né sandali”, sottolinea infine Papa Francesco.
La diffusione del Vangelo non è assicurata né dal numero delle persone, né dal prestigio dell’istituzione, né dalla quantità di risorse disponibili.
“Quello che conta è essere permeati dall’amore di Cristo, lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, e innestare la propria vita nell’albero della vita, che è la croce del Signore”.
Alla fine il Pontefice affida seminaristi, novizi e novizie e giovani in cammino vocazionale all’intercessione di Maria Santissima. Lei è la Madre che ci aiuta a prendere le decisioni definitive con libertà, senza paura. Lei vi aiuti a testimoniare la gioia della consolazione di Dio, a conformarvi alla logica di amore della Croce, a crescere in un’unione sempre più intensa con il Signore. Così la vostra vita sarà ricca e feconda.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana