Cuore puro e ardente di amore: così mons. Capovilla ricorda Papa Giovanni XXIII

All’annuncio della prossima canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, sono risuonate le campane a festa a Sotto il Monte, paese natale di Angelo Giuseppe Roncalli. Fausta Speranza ha raccolto il commento di mons. Loris Francesco Capovilla, che è stato suo segretario personale:

R. – Il primo sentimento mio è di sorpresa. Io non aspettavo questo, così, subito, immediatamente e nel corso dell’Anno della fede. Il primo sentimento è: bacio la mano di Papa Francesco.

E poi in questo momento, con lo spirito, l’animo e la generosità di Papa Giovanni, a chi mi chiede che cosa rimane adesso di Papa Giovanni che chiameremo tra poco San Giovanni XXIII, del suo passaggio quaggiù, io rispondo con tutta tranquillità: “Rimane tutto!”.

Voglio dire che la sua fontana continua a dare l’acqua del villaggio, acqua refrigerante del Vangelo. In tutto il mondo ci sono uomini e donne, ecclesiastici e laici, cristiani e non appartenenti alla confessione cristiana, che salutano in Papa Giovanni un benefattore dell’umanità.

 
D. – Che cosa, mons. Capovilla, secondo lei, significa in particolare per la Chiesa di oggi la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII?

R. – E’ come un commento al Capitolo V della Costituzione Lumen Gentium, l’universale chiamata alla santità. Siamo il Popolo di Dio in cammino, non verso una pura realizzazione temporale: siamo chiamati tutti all’eterno! A entrare nello splendore della divinità: siamo tutti chiamati, amati, sorretti. Papa Francesco dice: “Siamo tutti oggetto della misericordia e dell’amore di un Dio, che viene a cercarci”.
 
D. – Sono passati poco più di 50 anni dall’inizio del Concilio e ricordiamo Papa Giovanni XXIII, che ha avuto questo coraggio così forte e così straordinario, di impatto così grande sul mondo intero, di pensare il Concilio Ecumenico Vaticano II…

R. – In questo momento, se mi è concesso, vorrei rivolgermi direttamente al beatissimo Papa Giovanni, appropriandomi del pensiero e delle parole, del calore di fede e di speranza di questo saggio e severo fratello prete.

Papa Giovanni ha cercato e incontrato, servito ed amato solo Gesù Cristo, e con lui mi sento introdotto nella costellazione del Vero, del Bello e del Bene.

A Papa Giovanni dico: continuate a spronare ecclesiastici e laici a essere quali li vuole Gesù, divino fondatore della Chiesa, affinché una Chiesa libera, casta e cattolica generi figli e figlie che vivano – come voi avete testimoniato – con cuore puro e fuoco ardente di amore. E’ la mia prima, devota, calda reazione a questa grande notizia.

 
D. – Mons. Capovilla, lei è stato segretario personale e ha camminato accanto a Papa Giovanni XXIII, che adesso sarà presto santo. Che cosa vorrebbe regalare ai nostri ascoltatori in pochissime parole di questa santità assorbita – diciamo così – tanto da vicino?

R. – Vorrei dire a ciascuno: “Camminiamo come ha insegnato Papa Giovanni, nell’umiltà e nella mansuetudine”.

Mi piace dire che questo che lei mi ha chiesto è quello che mi ha detto il cardinale Carlo Maria Martini, che ho visto un mese prima della sua morte. E mi disse: “Mons. Capovilla, lei ha ancora energie sufficienti, le spenda per celebrare e raccontare la mansuetudine, l’umiltà e la dolcezza di Papa Giovanni e l’amore che lui ha cercato di riversare sul mondo intero, tramite il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Dunque, camminiamo sui sentieri del Concilio Vaticano II: non dimentichiamo che abbiamo quattro Costituzioni. Con la Lumen Gentium siamo chiamati alla santità. Con la Dei Verbum, scopriamo la Parola di Dio, prima di ascoltare la parola degli uomini. Sacrosanctum Concilium: la preghiera, la lettura sacra.

Gaudium et Spes: al mondo travagliato, stanco, umiliato, ferito proponiamo gioia e speranza. Nonostante tutti i travagli dell’umanità intera: gioia perché siamo figli di Dio, redenti dal Sangue prezioso di Cristo; e speranza, non la speranza dei beni presenti, ma la speranza del gaudium eterno con Cristo e con tutti i nostri cari.

 

D. – Mons. Capovilla, ci lascia con una espressione di preghiera con la quale si sente in stretta comunione con Papa Giovanni XXIII?

R. – Sì, tre volte al giorno l’Angelus: il più grande evento nella storia dell’umanità. Dio ha posato i suoi piedi accanto ai nostri e cammina con noi. E Gesù ce l’ha detto e assicurato: “Fino alla fine dei tempi, Io sono con voi!”.

Questa è la grande preghiera: “Angelus Domini nuntiavit Mariae”… C’è Dio, c’è il grande annuncio, l’incarnazione, la Vergine Santissima, ci siamo noi, piccoli, difettosi, poveri, ma anelanti alla verità, alla giustizia, all’amore e alla libertà.

 
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana