Giovanni Palatucci, questore reggente di Fiume nel 1944, arrestato dai tedeschi e morto a Dachau nel febbraio 1945, dichiarato nel 1990 Giusto delle Nazioni per l’opera di soccorso prestata agli ebrei nella sua attività presso la questura di Fiume, riconosciuto dalla Chiesa servo di Dio, è stato improvvisamente trasformato in un persecutore di ebrei, in uno zelante esecutore degli ordini di Salò e dei nazisti.
All’origine di questo rivolgimento, una ricerca condotta a cura del Centro Primo Levi di New York da un comitato internazionale di storici che hanno analizzato la documentazione esistente negli archivi tanto italiani che croati.
Mi auguro che il Museo di Washington, che ha immediatamente cancellato dai suoi siti e dalle mostre il nome di Palatucci, abbia avuto accesso alla documentazione e non solo alla lunga analisi che ne fa il Centro Primo Levi e che, a un’attenta lettura, può al massimo ridimensionare il numero degli ebrei salvati da Palatucci riducendoli a qualche decina dagli originari cinquemila che gli erano attribuiti, e restringere il ruolo da lui avuto in alcuni episodi, ma non certo trasformarlo da salvatore in persecutore degli ebrei.
Ugualmente mi auguro che si possa avere rapidamente accesso alle fonti come si è avuto accesso alla loro interpretazione a opera del Centro.
Siamo in realtà di fronte a un problema di mancanza di documentazione. Ma la stessa mancanza di documentazione troviamo nell’attività di salvataggio degli ebrei messa in atto nei conventi di Roma. Vogliamo negarla in base alla mancanza di documenti scritti che la comprovino?
L’attività di Palatucci, come tutte le attività di questo genere, non poteva che svolgersi nel segreto. Poteva svolgersi senza legami con quella della Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei, su iniziativa individuale? Questa è una risposta che ci attendiamo dai documenti, dal confronto con altre situazioni, non dalle interpretazioni.
L’impressione è che in realtà la questione sia un’altra, quella della Chiesa di Pio XII, e che in Palatucci si voglia colpire essenzialmente un cattolico impegnato in un’opera di salvataggio degli ebrei, un supporto all’idea che la Chiesa si sia prodigata a favore degli ebrei, un personaggio sottoposto a una causa di beatificazione. Ma questa è ideologia, non storia.
È vero che sul caso Palatucci le ricerche storiche di prima mano sono state poche, che numeri e fatti sono stati sottoposti ad interpretazioni agiografiche. Ed è anche probabile che in seguito alle ricerche in corso i numeri andranno ridimensionati, che alcuni eventi andranno riletti.
Ma ora come ora, in presenza di condanne infondate tanto definitive, ciò che è fondamentale è rispondere attraverso la documentazione a queste semplici domande: Palatucci ha o no salvato degli ebrei? Palatucci ha o no denunciato degli ebrei? Solo a queste domande ci aspettiamo che i documenti diano una risposta. Tutto il resto è commento.