Sono passati un paio di mesi dall’uscita in Italia dell’ultimo libro di Roger Scruton, Il volto di Dio (edito da Vita e pensiero). Nel volume, il filosofo britannico, senza dubbio uno fra i più influenti pensatori “conservatori” viventi, ha voluto provare a «valutare le implicazioni dell’ateismo crescente che ci circonda».
E’ la conclusione a cui è arrivato non sono rassicuranti, poiché, scrive Scruton, «come lo sposo o la sposa nel sacramento del matrimonio, Dio è ineludibile, o eludibile solo creando una voragine, un abisso spalancato davanti a noi quando stravolgiamo non solo il volto dell’uomo ma il volto del mondo».
Una conseguenza evidente di questo declino del pensiero umano provocato dalla rimozione del divino, per Scruton, è l’idea sempre più dominante secondo la quale «le neuroscienze ora devono rimpiazzare la filosofia come la vera capacità di spiegare la mente umana». Peccato che «nessun tentativo di rintracciare il soggetto nel mondo degli oggetti potrà mai avere successo».
PROSPETTIVA UMANA. Oggi il filosofo torna su questi argomenti in una bella intervista concessa ad Avvenire. Da «persona moderna», dice Scruton a Lorenzo Fazzini, «mi approccio alla questione di Dio, della sua natura e della sua esistenza da una prospettiva umana piuttosto che divina». E da questa prospettiva umana non si possono eliminare le questioni di fede, perché esse hanno un «posto indispensabile nelle interazioni che ogni giorno noi abbiamo con altre persone».
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