Consacrare le Filippine all’amore di Dio per rispondere a minacce sociali come le violenze sui minori, gli aborti e l’abuso di droghe “non è un gesto ‘magico’, ma un’ottima mossa per permettere al Signore di ‘invadere’ il nostro Paese e le nostre coscienze”. Il gesuita Catalino Arevalo, uno dei più importanti mariologi dell’Asia, commenta così la decisione presa dalla Conferenza episcopale: questa mattina (8 giugno, ndr), tutti i sacerdoti, vescovi e cardinali presenti nel Paese consacreranno le Filippine a Dio.
Ovviamente, spiega il teologo, “la consacrazione è un modo per rispondere a queste minacce. Non è l’unico modo, ma è una parte importante dello sforzo per salvarci. Il cardinale Ricardo Vidal, che ha spinto per questa celebrazione comune, aveva in mente proprio le cosiddette ‘leggi della morte’ quando ha presentato le intenzioni più pressanti della consacrazione. Nel nostro Paese ci sono molti mali, e vanno affrontati”. La grazia della consacrazione “è però collegata alle decisioni, collettive e individuali. È questo il senso della libertà umana: sta a noi decidere se vogliamo farci invadere dal potere di Dio. Questo potere è tutto intorno a noi, ma siamo noi a doverlo cogliere: è questo l’unico modo per farlo sviluppare nella società”. (R.P.)
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana