Nel mondo domina il denaro e la “cultura dello scarto”, che svilisce il rispetto dovuto tanto alla vita umana quanto al creato. Papa Francesco lo ha affermato con forza, all’udienza generale di stamattina in Piazza San Pietro, ispirata dai temi dell’odierna Giornata mondiale dell’ambiente. Duro il monito del Papa sugli sprechi di cibo: ciò che “si butta – ha detto – è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero”.
“Buttare” un povero, un bimbo non nato, o una persona anziana o disabile – che per alcuni è come se fossero morti – in quell’immondizia in cui specie gli ambienti ricchi si disfano delle cose inutili – e che siano esseri umani è relativo – è il frutto di un mondo dove si è perso lo “stupore” e “l’ascolto della creazione” e dove, viceversa, a essere minuziosamente accolto è, per esempio, l’andamento dei mercati.
Con una catechesi incalzante, Papa Francesco richiama le coscienze, dei cristiani per primi, sulle assurdità di tale situazione. E, al solito, lo fa con esempi che non lasciano adito a troppe obiezioni:
“Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! (…)
Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti”.
La denuncia risuona tra gli applausi dei 70 mila e oltre che gremiscono Piazza San Pietro. Papa Francesco spiega l’origine di questa crisi che ha reso l’uomo non più custode della terra, secondo il progetto di Dio, ma spesso uno sfruttatore e un manipolatore, mettendo in “pericolo” la stessa umanità:
“La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. Noi abbiamo questo compito!”.
Invece, osserva Papa Francesco, “uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo”. È quella “cultura dello scarto”, ripete, per cui “se si rompe un computer è una tragedia”, mentre i bisogni e i drammi di tante persone “finiscono nella normalità”. E in questo scenario, anche la vita umana finisce per essere un qualcosa da gettare via:
“La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano.
Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”.
Papa Francesco individua la causa di ciò in quel consumismo che, sostiene, “ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo”:
“Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi”.
La visione cristiana del Creato, affidato da Dio alla cura dell’uomo, aiuta invece ad avere il giusto approccio con i beni della natura, secondo quella “ecologia umana” tante volte evocata dai Papi:
“Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”.
Papa Francesco ascolta poi ripetere in sette lingue la catechesi, salutando e benedicendo tutti i gruppi di varie parti del mondo presenti all’udienza e ricordando che “il mese di giugno è dedicato dalla pietà popolare alla devozione del Cuore di Gesù”.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana