3 giugno 1963: dall’alba al tramonto l’agonia del Papa buono – di Domenico Agasso Jr.

Avvisano i suoi fratelli a Sotto il Monte: il Papa sta morendo. Alfredo, Giuseppe e Zaverio Roncalli partono subito, e con loro, oltre alla sorella Assunta, sale sull’aereo il cardinale Giovanni Battista Montini. All’alba di lunedì 3 giugno, papa Giovanni XXIII è immobile e silenzioso nella sua stanza.

Al suo capezzale ci sono «le nipoti suore, suor Angela e suor Anna», racconta don Battista Roncalli, nipote di Giovanni XXIII, «i fratelli, la sorella, mons. Capovilla, il cardinale Cicognani, mons. Dell’Acqua, i fratelli Gusso (aiutanti di camera, ndr), mio fratello Zaverio, mia sorella Enrica e mio cugino Privato». Ma il Pontefice non li riconosce più. «La febbre ha continuato a salire: il termometro registra ora una temperatura di 42 gradi».
 
Uno dei medici che hanno in cura il Papa, il professor Valdoni, sentenzia: «Giovanni XXIII è nelle mani di Dio. Clinicamente è già morto». Passano le ore, ed ecco che «la temperatura scende improvvisamente, il Papa non ha ormai che poche linee di febbre – continua il nipote – Ci guardiamo sgomenti, sappiamo che questo è il segno della fine».

Nel frattempo, in piazza San Pietro è stato eretto un altare. E il cardinale Luigi Traglia, Vicario del Papa per Roma, ha iniziato a celebrare una Messa.
 
Giovanni XXIII, «che era ricaduto affranto e che da qualche momento non dava segno di vita, si muove, abbozza dei cenni con le mani, agita il capo». I suoi occhi sembrano fissare una direzione precisa nella camera «e chiedere dolorosamente qualcosa: un favore, un aiuto».

I cenni si fanno sempre più intensi. Muove le labbra a fatica, come se volesse parlare. Guarda mio fratello Zaverio, che è proprio davanti a lui, gli fa un cenno, sembra che lo chiami. Cosa succede? Il gesto del Papa è dolorosamente eloquente». Giovanni XXIII sta domandando a Zaverio di spostarsi, perché «nel fervore della preghiera, si è posto davanti al Crocifisso, al bel Crocifisso d’avorio che Angelo Roncalli, quando è stato creato Papa, ha voluto mettere là, sopra l’inginocchiatoio, per poterlo vedere al momento del risveglio e in ogni attimo della sua giornata».

Subito Zaverio «comprende l’ultimo desiderio del Papa morente, si scosta, e nella penombra della stanza riappare il viso doloroso di Cristo. Sui lineamenti che abbiamo tanto amato sembra allora tornare un ultimo sorriso. Giovanni XXIII si è riadagiato sul letto, gli occhi fissi sul crocifisso».
 
Dalla piazza sale il canto della folla. E alle 19,49, la gente accorsa per essere vicina al Papa morente può liberare il pianto. Si vedono accendersi in pieno le luci della stanza del Pontefice, e dunque tutto è chiaro. Giovanni XXIII è morto.

Lo salutano a nome di tutti le campane di San Pietro, e anche le rondini che volano nel tramonto di giugno tra gli Apostoli sulla Basilica.

 

Fonte: Vatican Insider