Il dolore è grande, il cuore affranto, le emozioni difficilmente gestibili. Magari c’è anche tanta gente. Ci sono le telecamere e i giornalisti. E ci sono pure i compagni con giacche e sciarpe rosse, propensi a trasformare l’ultimo saluto in un corteo di rivendicazioni e proteste al canto di Bella ciao.
Spettacoli già visti. Le attenuanti sono dunque parecchie e può succedere di esagerare. Di spararle gigantesche: com’è successo ieri a Jacopo Fo alle esequie di Franca Rame. Quando l’ideologia, ottusa e dunque cieca, prende il sopravvento sul dolore, violando i sentimenti, la faccenda vira al peggio. Ricordando sua madre tra una maledizione ai fascisti e un attacco ai giornalisti, Jacopo ha detto che «Dio c’è ed è comunista». Anzi, «non solo è comunista, ma è anche femmina».
Avrebbe potuto dire pure che è gandhiano e nero. Perché no? Grande confusione regna nella testa degli orfani di madre e di Marx. Bisogna avere pazienza e ammettere un certo grado di frustrazione. La rivoluzione che non si è riuscita a fare sulla terra si finisce per immaginarla nell’aldilà. Scherzi dell’utopia. E della presunzione. Si appiccicano alla divinità puerili etichette umane, intrise del nostro tifo infantile.
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