Hanoi (AsiaNews/EdA) – In tutto il mondo è conosciuto per la forza con cui ha saputo affrontare una grave forma di disabilità, che lo ha privato sin dalla nascita degli arti superiori e inferiori. Una carica che è frutto della fede cristiana, e che il 31enne australiano di origine serba Nick Vujicic non smette mai di raccontare e di trasmettere ad ogni incontro pubblico in ogni parte del mondo.
Tranne in Vietnam, dove in una serie di conferenze che si sono svolte nei giorni scorsi i traduttori hanno omesso di parlare di religione, di Dio, di quanto sia stata importante la sofferenza e la passione di Cristo per vivere e affrontare anche la propria sofferenza.
La repressione delle religioni da parte delle autorità di Hanoi, e in particolare della fede cristiana, si è acuita negli ultimi mesi, con condanne al carcere per attivisti o semplici fedeli, sequestri di beni e terreni di proprietà della Chiesa o di comunità buddiste. Tuttavia, la paura dei vertici comunisti e atei di una crescente diffusione della religiosità nel Paese spinge a censurare anche testimonianze di vita quotidiana ed esempi, come quello del giovane australiano, che hanno attirato l’attenzione di decine di migliaia di vietnamiti da nord a sud.
Primogenito di una famiglia serba cristiana, Nick è nato a Melbourne il 4 dicembre 1982 con una rara malattia genetica: la tetramelia. Egli è privo di arti, senza braccia né gambe, eccetto due piccoli piedi, uno dei quali con due sole dita. Nel tempo ha saputo affrontare la disabilità, la sofferenza, diventando un testimone con i suoi incontri, e le sue apparizioni in tv (è un predicatore evangelico) di un modo diverso di affrontare i problemi.
I suoi incontri pubblici in Vietnam, a Saigon come ad Hanoi, hanno visto la partecipazione di oltre 20mila persone alla volta, soprattutto giovani, studenti, uomini di affari e altre persone (come lui) affette da disabilità. Ad essi si aggiungono i milioni di vietnamiti che hanno assistito in tv o sui siti internet. Egli ha raccontato la malattia, il riscatto, la forza che deriva anche dalla fede in Cristo. Tuttavia, a distanza di qualche giorno è emerso che il traduttore ometteva regolarmente qualsiasi citazione inerente al cristianesimo, a Dio, sostituendo i termini con parole diverse o stralciando interi passaggi.
La conferma della censura arriva anche dal cristiano Francis Hung, di professione traduttore e interprete, che in un primo momento era stato incaricato di raccontare alla folla le parole del giovane australiano. Prima degli incontri le autorità gli hanno imposto – sebbene fosse anch’egli cristiano – di omettere riferimenti a Dio e alla religione. Al rifiuto opposto, perché in contrasto con l’etica professionale e con la propria fede, organizzatori e funzionari locali hanno pensato bene di sostituirlo con un collega più “disciplinato” alle logiche del partito.