Parigi: suicidio in Notre Dame, una protesta contro l’islam che ignora la Resurrezione

Suicidi come quello di Dominique Venner vogliono essere un atto simbolico che aspira ad avere un significato nettamente politico. Ciò che colpisce oltre alla violenza estrema verso di sé è la scelta del luogo. In qualche modo Venner ha usato la cattedrale di Notre-Dame di Parigi in senso secolare, in quanto l’ha ridotta alla sua pura cornice simbolica. Alla cattedrale, concepita come un epicentro mediatico, ha fatto ricorso per dare ulteriore risalto al suo gesto, ignorando così il cuore della Resurrezione. Paradossalmente è proprio quest’oblio di Dio che dà la misura della sua disperazione reale.

Nella disperazione di Venner, per quello che si può leggere, c’è tanto il problema dell’approvazione delle nozze gay quanto quello di un’islamizzazione della Francia contemporanea. L’idea di un paese che non somigli più a se stesso ma evolva verso lidi e forme che – comunque se ne dica – sono in decisa contrapposizione rispetto a quelle storicamente e tradizionalmente prevalenti è stato percepito da Venner come un rischio intollerabile. Per tale strada l’islamizzazione da un lato e il matrimonio tra coppie gay con il conseguente diritto all’adozione dall’altro gli appaiono come due facce della stessa medaglia.

La Francia è un paese il cui capitale sociale – per usare un termine oggi particolarmente in auge – risiede nella propria struttura nazionale. Nazione, identità nazionale, storia nazionale, cultura nazionale sono in Francia valori profondamente diffusi e estremamente condivisi. Si stanno così confrontando due opposte letture, due diverse interpretazioni della realtà. La prima, quella perseguita dal governo Hollande, tende a de-enfatizzare il problema, denunciando l’esistenza di una psicosi ossessiva verso un pericolo – quello dell’islamizzazione – che non esiste in quanto tutto è perfettamente e interamente controllato dallo Stato laico. La seconda, quella che invece tende ad emergere nell’opposizione di centro destra, tende a vedere il rischio di una compagine islamica sempre più potente come un pericolo assolutamente reale e palpabile.

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