Un vecchio e divertente aneddoto racconta che Gesù affidò il ministero della confessione agli uomini, capaci di “mantenere un segreto”, ma affidò l’annuncio della sua Resurrezione alle donne affinché la “Buona Notizia” della resurrezione fosse rapidamente diffusa… Papa Francesco nell’esordio della sua omelia della Veglia Pasquale, ha voluto evocare il rinvenimento, da parte delle donne, del sepolcro vuoto.
Sono loro le prime protagoniste degli avvenimenti che si svolgono nel mattino di Pasqua. Il loro gesto commosso, pieno di pietà e di quell’amore più forte della morte, si trasformò in meravigliosa scoperta.
Colei che per sua natura accoglie nel proprio grembo la vita, accolse la scoperta di Colui che racchiuso nel grembo della terra sepolcrale si fece al mattino di Pasqua, seme di Vita.
La misericordia manifesta nelle opere, ci offre le “sorprese di Dio”, così come fu per quelle pie donne.
Se allo stupore, alle volte subentra la paura, papa Francesco ha invitato a non fermarci allo sterile ricordo del passato.
L’aperura alla vita ci invita alla novità di Dio, presente nella vita biologica della donna, ma presente in ognuno di noi nella rinascita alla vita di grazia, quando si diventa uomini nuovi, nel nuovo Adamo che è Cristo Gesù.
Il rifugio nel passato somiglia alla sicurezza di un sepolcro sigillato, dove dentro, però, non c’è vita.
Inutile il rimuginare i peccati, inutile la chiusura in difesa senza una prospettiva di redenzione. Essa parte da un incontro, dall’uscire da sé stessi. La ricerca di Gesù è tra i vivi e non tra i fantasmi del passato.
La Vergine Maria che custodiva nel cuore le parole e le azioni del Figlio, ci insegna la giusta collocazione del passato nella nostra vita. Esso deve farsi “memoria”, cioè lezione di vita nel presente e riconoscenza verso i doni di Dio.
I due uomini dalle vesti sfolgoranti suscitarono questa memoria nella pie donne che progressivamente vennero introdotte alla comprensione del mistero e alla convinzione della Resurrezione di Gesù.
Il passato, come superamento di contingenze tristi o liete nella nostra vita personale, ci invita a guardare in avanti secondo quanto S. Paolo dice di se stesso: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta (Filippesi 3,13-14).
Peccato che molta gente, anche giovane, vive con la faccia rivolta verso il futuro, ma senza correre verso la meta!
Le pie donne trovarono la meta nel rifugio degli apostoli, primitiva Chiesa ancora impietrita.
E’ questa la dinamica dell’evangelizzazione che rompe blindature e paure e che vede Pietro e Giovanni correre dopo l’annuncio delle donne, verso il sepolcro.
Giovanni corse, vi giunse per primo e si fermò riverente a Pietro. Pietro lo raggiunse vi entrò per primo. Pietro è il simbolo della fede. Giovanni quello dell’intelligenza e il sepolcro la Scrittura. La fede è la partenza, la ragione la insegue. Nisi credideritis non intelligetis” (Isaia VI,9)
I due videro e credettero!
Fonte: Zenit