La vita di S. Giuseppe nelle visioni della B. Caterina Emmerich raccontata ai ragazzi.

E’ nato JuniorT, mensile di apologetica per ragazzi che racconta la fede cattolica attraverso i    fumetti. Ma non è un giornalino qualunque, infatti appartiene alle produzioni della prestigiosissima rivista Il Timone del quale condivide il Direttore editoriale e di cui, rapportato all’età dei lettori ai quali si rivolge, mantiene lo stesso stile agile, vivace e insieme formativo. JuniorT è una miniera di notizie, articoli a contenuto educativo, vite illustrate dei santi, storie della Bibbia e insegnamenti del Vangelo.

Non solo: oltre alle rappresentazioni fumettistiche introduce curiosità, giochi e persino barzellette.

 

Nella coincidenza della data di uscita del primo numero ufficiale, avvenuta il 1° marzo scorso, gli autori hanno giustamente ritenuto di raccontare la vita di S. Giuseppe, basandosi oltre che sul Vangelo anche sulle visioni della Beata Caterina Emmerich.

La scelta di questo tema è quanto mai appropriata in un’epoca di persecuzione anticristiana che in molte parti della Terra sta dilagando con grande violenza  e spargimento di sangue, mentre nel mondo occidentale è in atto, più subdolamente, la demolizione sistematica di tutto l’impiantito della fede cattolica, con attacchi ideologici contro i suoi cardini fondamentali definiti i principi non negoziabili.

E l’offensiva più aggressiva, anche dal punto di vista normativo, sta compiendosi contro la famiglia tradizionale, cioè quella prodotta da duemila anni di cristianesimo.

Quindi se da un lato lobby sempre più numerose, in nome della modernizzazione della civiltà, pretendono dai Governi l’approvazione di leggi contro natura, dall’altro l’intellettualismo ateo e materialista sta producendo sempre più massivamente, in tutti i campi dello spettacolo e dell’informazione, opere dissacratorie e blasfeme aventi per soggetto la Sacra Famiglia.

Grazie alla benedizione di taluni organi cattolici quegli spettacoli si insinuano anche nelle case attraverso la televisione e trovano facile e fertile terreno alla credulità popolare nel dilagante analfabetismo religioso che coinvolge, purtroppo, la maggior parte dei credenti.

 

Ben venga allora questo nuovo e prezioso strumento di evangelizzazione rivolto ai più piccoli fra i cristiani che, entrando nelle famiglie, fungerà da antidoto alla disinformazione mediatica e offrirà sicuramente spunti di riflessione anche agli adulti.

Perciò, su gentile concessione dell’Editore, siamo lieti di riportare il testo della vita di S. Giuseppe, redatto da Roberto Lanzilli e pubblicato nel numero di marzo 2013 della rivista JuniorT.

 

 

Vita di San Giuseppe

“Giuseppe nasce a Betlemme. Al viso angelico e alla intelligenza vivace unisce un’indole mite e modesta. Spesso si ritira a pregare in luoghi tranquilli, crescendo nell’amore verso Dio – e verso il prossimo – anche attraverso la conoscenza della sacra scrittura. A 12 anni inizia a lavorare presso un falegname, divenendo in poco tempo molto abile.

 

Ormai trentenne è convocato al tempio di Gerusalemme per prendere moglie. Là i sacerdoti danno a ciascuno dei pretendenti della casa di Davide un ramo, avvertendoli che la Vergine Maria di Nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo sarebbe germogliato. “Ed uscirà un ramo dalla radice di Jesse, ed un fiore spunterà dalla sua radice” (Isaia). Ciò accade al ramo in mano a Giuseppe, il quale era sempre vissuto custodendo la purezza del cuore e degli occhi e, al pari di Maria, non desiderava sposarsi e pregava ardentemente per la venuta del Messia.

 

Maria ha 14 anni quando è promessa in sposa a Giuseppe. Ma prima di andare a vivere insieme si trova incinta per opera dello Spirito Santo, mentre viveva nella sua casa a Nazareth. Là infatti riceve l’annuncio dell’arcangelo Gabriele (“Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”), al quale risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E in quell’istante il Verbo si incarna nel suo grembo.

 

Maria poi chiede a Giuseppe di essere accompagnata dalla cugina Elisabetta, che era nei suoi ultimi tre mesi di gravidanza, ad Ain Karim in Giudea, dove rimane fino alla nascita di Giovanni Battista.

 

Al suo ritorno Giuseppe si accorge che lei è incinta, ma non dubitando della sua virtù, non vuole condannarla in pubblico. Quindi medita di lasciarla fuggire in segreto.

Ma un angelo in sogno gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20). Svegliatosi, Giuseppe fa come l’angelo gli ha ordinato.

 

In seguito essi partono alla volta di Betlemme per adempiere al censimento della popolazione voluto da Cesare Augusto. Giunti a destinazione  dopo un viaggio reso ancora più faticoso  per lo stato di Maria, Giuseppe con grande pena non riesce a trovare alloggio per la sua amata sposa, riparando così in una grotta fuori Betlemme.

 

Là Maria dà alla luce Gesù in modo soprannaturale, cioè immediato e senza dolore.  A tale evento partecipano schiere di angeli adoranti  e, poco dopo, accorrono alcuni pastori richiamati da un angelo e dalla intensa luce che proviene dal presepio.

 

Seguendo la stella cometa, poi giungono anche dei Magi dall’oriente che, di fronte al bambino, si pongono  in adorazione e offrono i loro preziosi doni. Saputo ciò, Erode è preso da grande turbamento e cerca con ogni mezzo di sapere dove sia il neonato re dei Giudei, per poterlo uccidere.

 

Dopo la partenza dei Magi e trascorsi 40 giorni, la santa famiglia si reca al tempio, per la purificazione e per presentare un’offerta e donare il loro primogenito al Signore. Là  il profeta Simeone annuncia a Maria: “e anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35).

 

Poco dopo un angelo del Signore esorta Giuseppe a fuggire: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e sta là finché non ti avvertirò; perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo” (Mt 2,13).

Egli quindi intraprende il lungo e pericoloso viaggio, abbandonando la propria terra. Morto Erode, un angelo gli appare in sogno in Egitto, dicendo: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e va nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino» (Mt 2,19).

Prontamente Giuseppe prende la sua famiglia e riparte. Ma, avendo saputo che il successore di Erode era il figlio Archelao, ha paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritira quindi in Galilea nella città chiamata Nazareth.

 

Come di consueto la santa famiglia si recava ogni anno  a Gerusalemme per la festa di Pasqua. E anche quell’anno – quando Gesù è dodicenne – sale al tempio. Sulla strada del ritorno però i genitori si accorgono che il figlio non è con loro. Angosciati lo trovano, dopo tre giorni, nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascolta e li ammaestra. A loro Gesù risponde: «Devo occuparmi delle cose del Padre mio».

 

Giuseppe,  dopo aver fatto un totale dono di sé e del suo lavoro a Maria ed a Gesù, muore a circa sessant’anni di età , poco prima che Gesù inizi la predicazione, assistito dalla sua amata sposa e dal suo adorato figlio, in una stanza inondata di luce e gremita di angeli.”

 

Non ci dilunghiamo qui sulla straordinaria figura di questo Santo che dovrebbe essere il modello di riferimento dei mariti e padri cristiani, vogliamo solo ricordare quanto ha scritto nella sua autobiografia S. Teresa di Gesù, più conosciuta come S. Teresa d’Avila, che a S. Giuseppe dedicò ben 12 fra i monasteri lei fondati:

“Ad altri santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol darci ad intendere che, a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, altrettanto gli sia ora in cielo nel fare tutto ciò che gli chiede. … Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda  a lui. …Chiedo solo per amore di Dio che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà per esperienza come sia vantaggioso raccomandarsi a questo glorioso Patriarca ed essergli devoti.”. (Teresa d’Avila, Libro della mia vita, cap.VI)

 

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