Presente in Piazza San Pietro, anche il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Antonella Palermo gli ha chiesto con quali sentimenti abbia partecipato all’ultima udienza generale di Benedetto XVI:
R. – Con i sentimenti di tutti gli altri fedeli cattolici che sono venuti qui per dare l’addio al Papa, mostrargli l’affetto e accompagnarlo anche in questo momento che solo lui e Dio sanno quanto debba essere intimo e sofferto.
D. – Come ha accolto questo gesto del Papa?
R. – Lo ho accolto con serenità; molte cose già lo facevano prevedere, per quello che lui aveva scritto e detto in interviste, che questa sarebbe stata la sua disposizione nel caso che le forze non fossero più a misura.
Credo che abbia dato un esempio enorme di distacco dal potere, perché sembra molto più facile attaccarsi che distaccarsi dal potere. Rientrare nella vita semplice, contemplativa – come dice lui – è anche una lezione a tutta la Chiesa.
E noi abbiamo bisogno di tempi di contemplazione. Se lo sente il Papa, che lavora per Cristo a tempo pieno, tanto più credo che gli altri dovrebbero sentire il tempo di salire sul Monte Tabor, come ha detto l’altro giorno Benedetto XVI.
D. – Che ricordo ha della sua esperienza di predicatore pontificio?
R. – Di nuovo, ammiro l’umiltà, prima del cardinale Ratzinger, che quando era a Roma era sempre in prima linea alle prediche, non mancava mai! E poi anche da Papa, è sempre stato presente. Ora, questo non finisce di stupirmi, da 34 anni che ricopro questo ufficio: che il Papa vada ad ascoltare la predica di un semplice sacerdote.
D. – Come accompagnare pastoralmente tanti fedeli che stanno vivendo un momento anche di disorientamento?
R. – Penso che questo disorientamento potrebbe invece tradursi in un momento di edificazione della Chiesa, facendo vedere – come ce l’ha ricordato il Papa – che il vero capo della Chiesa è Gesù Cristo, quindi la sede non è vacante nel senso profondo! Perché Cristo è vivo, è risorto, è Lui che guida la Chiesa attraverso tutti i movimenti e le persone che si alternano.
D. – Che bilancio si sente di fare, di questo pontificato?
R. – Io credo che nessuno possa farlo così, a caldo. Il pontificato è una cosa grande, che ha bisogno di spazi per essere valutato nel suo vero senso. E siccome questo è stato un pontificato profondo, giocato sulle idee, sui principi, non dubito che i semi germoglieranno.
D. – Qual è, secondo lei, un aspetto di Benedetto XVI forse poco valorizzato, poco messo in luce, anche dalla stampa?
R. – La stampa si occupa solo di ciò che è esteriore, di quello che vede … forse non ha colto l’interiorità di quest’uomo: l’interiorità intellettuale e spirituale che si esprime con discrezione, senza tinte forti, che è tipica, però, di una personalità molto profonda.
Fonte: Radio Vaticana