Sull’ultimo Angelus di Benedetto XVI e su come i mass media stanno affrontando questo delicato periodo della Chiesa, Sergio Centofanti ha sentito il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Tarquinio.
R. – E’ un’altra tappa di questo straordinario percorso che il Papa ci sta proponendo per entrare in profondità del suo gesto. Oggi ci ha fatto capire quanto ci sia qualcosa che lo supera, anche in quello che vive: la chiamata e la richiesta del Signore, che interpella la sua vita e ci interpella tutti, perché è un gesto di Pietro.
D. – La Segreteria di Stato ha denunciato tentativi di condizionare il Conclave con notizie false o non verificabili. Qual è il tuo commento?
R. – Io credo che, mentre il Papa ci spiega qual è la parte nascosta della Chiesa, che è la parte orante, la parte della preghiera, la parte che si consegna al suo Signore con totale dedizione, in forma diversa da quella che il mondo vede, qualcuno continua a pensare che il lato nascosto della Chiesa sia un lato romanzesco. Mi pare che ci siano, in questo momento, delle forzature davvero inaccettabili nell’interpretare questa straordinaria vicenda nella vita della Chiesa cattolica. Penso che nella nostra categoria, quella dei giornalisti, serva una riflessione. Non mi faccio molte illusioni sulla capacità di cogliere la profondità e il richiamo che è arrivato. Ci saranno piccole polemiche e non si capirà quanto di grande ci sia in ballo. Tuttavia, proviamo ad avere un po’ di speranza.
D. – Si nota su alcuni giornali soprattutto un uso eccessivo e sospetto di fonti anonime…
R. – Questa è una delle derive dell’informazione del nostro tempo. Io la trovo insopportabile, sempre. Lo scrivo, lo testimonio insieme ad altri colleghi, per fortuna, che lavorano anche in diversi giornali. Una delle regole fondamentali del mestiere di chi è chiamato ad informare, quindi a dare tutti gli elementi di valutazione ad un’opinione pubblica vasta, è quello di verificare le fonti e di dichiararle con grande trasparenza. Il gioco delle fonti anonime è un gioco sporco, non è un gioco che aiuta la consapevolezza vera, ma costruisce – come dicevo prima – un’aurea romanzesca intorno alla realtà e a volte la trasforma in qualcosa di sordido. Questo credo che sia un pessimo servizio alla verità e al diritto delle persone di essere informate; oltre che uno stravolgimento dei fatti per quello che sono, è un segno gravissimo di non rispetto.
Fonte: Radio Vaticana