Un Natale da dimenticare: dopo lo sfratto dei presepi e le bestie a S. Pietro, un importante giornale cattolico si reinventa la Natività

Natività_Gherardo delle NottiChe passino alla svelta questi pochi giorni che mancano al Natale, perché ormai stiamo redigendo un vero e proprio bollettino di guerra contro Gesù. Non manca settimana infatti in cui qualche bell’anima non si levi a negare il diritto di cittadinanza ai nostri simboli cristiani, o se ne inventi di nuovi in nome di una religione universale che abbracci tutti i popoli e le fedi, oppure che, sotto le mentite spoglie di “intellettuale cattolico”, sorga qualche “pensatore” a riscrivere la verità della Buona Novella. 

Qualche giorno fa è stata la volta di un autorevole giornale, di area Cl,  che ha posizionato stabilmente nell’home page del suo sito le meditazioni sul Natale di una signora esperta di gravidanze multiple e perciò frequentatrice assidua dei reparti ospedalieri di ginecologia ed ostetricia, esperienza che ha inteso condividere con i lettori del settimanale come regalo da mettere sotto l’albero.

Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che la supermamma, molto calata nella sua parte di paziente saccente, sia arrivata ad identificarsi nella Beatissima e sempre Vergine Maria, per raccontarci l’esperienza che, secondo lei, la Madre di Nostro Signore avrebbe vissuto insieme a S. Giuseppe nel dare alla luce il Salvatore.

Anche qui nulla da eccepire se la multipara fosse stata minimamente edotta della religione cattolica. Invece, presa da esaltazione creativa, si è immedesimata nell’evento raccontando di un poraccio che, senza nulla saperne, ha dovuto aiutare a partorire quella teenager che come una scappata di casa o una ladra o una barbona, si rifugia in una stalla, si accovaccia e partorisce. Evito di proposito di riportare altri dettagli del presunto parto perché offensivi per la Sacra Famiglia.

Ed è talmente insopportabile l’ignoranza con cui viene liquidato il fatto storico più importante dell’umanità che per carità cristiana ometto di citare il nome della testata giornalistica che dà spazio a tale falsissima ricostruzione, sperando in un ripensamento almeno del suo direttore.

La verità è ben altra. Abbiamo appena festeggiato la ricorrenza dell’Immacolata Concezione di Maria, dogma della Chiesa cattolica di cui, evidentemente, nemmeno quelli che si spacciano per credenti hanno capito il significato, perché il fatto che la Madre del Signore sia stata preservata dal peccato originale comporta che sia stata esentata anche dalla maledizione con cui Dio ha punito Eva, insieme alle sue discendenti, per la sua disubbidienza: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli” (Gen 3,16) .

“Maria Vergine cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Ha detto il suo “fiat”  in nome di tutta l’umanità e  per la sua obbedienza, è diventata la nuova Eva, madre dei viventi.” (Catechismo, 511) Ed è perciò che “è rimasta Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua,  con tutto il suo essere, ella è la serva del Signore” (ibidem, 510)

Concetto probabilmente troppo difficile da comprendere per chi vive nel materialismo immanentista delle proprie gravidanze e parti, nonché delle pappe, delle pipì e delle pupù dei propri bambini, ché questi, fra altri consimili, sono i “mistici” argomenti trattati dalla multipara editorialista nel suo resoconto natalizio, nel quale pretenderebbe di collocare anche un Giuseppe e una Maria di sua ideazione.

Libera di raccontarsi, ma non vorrei che qualcuno, avendo letto il suo articolo, la prendesse sul serio per quanto riguarda la nascita di nostro Signore, evento mistico che nella Notte Santa spalancò il Cielo per unirlo alla terra, nel soave canto del Gloria in Excelsis Deo degli Angeli.

Rimando perciò alla lettura de La notte santa della nascita di Gesù nelle visioni dei Mistici per render grazie al Salvatore che, anche in questo periodo storico sciaguratissimo, nasce per portare la pace a tutti gli uomini di buona volontà.

 

Paola de Lillo