Franco Faia, che insieme a Luigi Gonella e a Giovanni Riggi di Numana fu protagonista e testimone dell’operazione di datazione della Sindone con il Carbonio 14, definisce ciò che accadde allora, afferma senza mezzi termini: “Si tratta della più grande truffa scientifica di tutti i tempi”. Queste parole Faia le pronuncia ne “La Notte della Sindone” un documentario-inchiesta di Francesca Saracino, prodotto da Paolo Monaci Freguglia per Polifemo, in coproduzione con la Rai, e distribuito in Italia da Medusa Home Entertainment a partire dal 10 ottobre.
Il documentario uscirà nei prossimi giorni, e contiene una ricostruzione accurata, con documenti e testimonianze inedite, di quello che è un vero e proprio mosaico di intrighi segreti e misteri: il discusso esame del C14, un giallo non ancora del tutto chiarito sul quale ancora oggi si interrogano in molti.
Vatican Insider ha avuto a disposizione in anteprima il DVD nel suo complesso ed in particolare i contenuti extra, ad oggi non divulgati, e quello che appare è un vero e proprio thriller. E in particolare ci sembra interessante un documento inedito, che getta una luce chiarificatrice sull’episodio del Carbonio 14, e sulla dichiarazione secondo cui il telo di lino custodito a Torino sarebbe di epoca medievale.
Ricostruiamo brevemente la storia. Tre laboratori (Tucson, Zurigo, Oxford) ebbero qualche minuscolo frammento della Sindone per datarlo con il C14. Il risultato degli esami, compiuti in una continua e persistente violazione delle procedure, che ha gettato un’ombra pesante sulla serietà dell’ente di coordinamento, il British Museum – disse: dal 1290 al 1360. Ma i “dati grezzi” degli esami, cioè le cifre di base che sono servite a stilare il rapporto non sono mai stati resi pubblici.
Francesca Saracino e Paolo Monaci sono giunti in possesso di una copia dei dati grezzi del laboratorio dell’Arizona e dei dati grezzi parziali degli altri due laboratori). La diocesi di Torino ha chiesto ripetutamente i dati grezzi dei laboratori, per poter verificare la correttezza delle procedure seguite, ma non è mai riuscita ad ottenerli.
Conti dichiara che nel rapporto pubblicato da Nature, coerente con i dati grezzi esaminati, “c’è un errore aritmetico”. Tralasciamo ogni commento sull’esistenza di un errore aritmetico in un rapporto preparato da scienziati, supervisionato dal British Museum e pubblicato su Nature. Ma forse non è solo una svista. “Un errore semplicissimo, di cui non sono stati il primo ad accorgermi. Un piccolo errore aritmetico che però è decisivo: perché fa sì che si concluda che il materiale esaminato dai tre laboratori è omogeneo”.
Ma se si corregge questo errore, afferma Conti, “si arriva a una conclusione opposta: e cioè che l’età del materiale sindonico datato dal laboratorio di Arizona è diversa – 50, 60, 70 anni – dal materiale datato dagli altri due laboratori”. Conti è categorico: “Questo inficia completamente le conclusioni statistiche che derivano dall’articolo di Nature”. Un risultato analogo, condotto con altri metodi di calcolo statistico, è stato ottenuto in maniera indipendente dal prof. Riani dell’università di Parma.
Questo è importante, perché se in un campione così piccolo – qualche centimetro di stoffa – si trova una disomogeneità così forte nell’età del tessuto, nel momento in cui si considera l’intera Sindone – quattro metri di lino – “potremmo avere variazioni di centinaia e anche di parecchie migliaia di anni”. E conclude il prof. Conti, da un punto di vista strettamente scientifico “non c’è un’evidenza sufficiente a favore dell’ipotesi che la Sindone sia un reperto medievale”.
Ma allora perché i laboratori, il British Museum, Nature e altri protagonisti più o meno oscuri, hanno avallato “la più grande truffa scientifica di tutti i tempi”? “La Notte della Sindone” presenta molti elementi e sospetti, in base ai quali ciascuno può farsi un’opinione, e per questo non anticiperemo soluzioni. Ma ci basta sottolineare, freddamente, quella che è l’opinione degli scienziati, suffragata dalle cifre.
Marco Tosatti
Fonte: Vatican Insider
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