Se Scalfari scrive che gli Apostoli erano tredici… – di Antonio Socci

scalfari-francescoC’è chi lo ha definito Grande Orecchiante per il modo in cui tratta temi filosofici, storici e teologici su “Repubblica”. Eugenio Scalfari ci delizia da anni con le sue fantasiose sparate e continua instancabilmente, nonostante l’età. Domenica scorsa, per esempio, nel suo editoriale sul giornale da lui fondato, ha confuso l’Immacolata Concezione (che abbiamo festeggiato l’8 dicembre) con “l’Assunzione al cielo di Maria” (forse voleva menzionare anche tale “assunzione” fra i meriti del Jobs Act renziano).

Sabato, poi, Scalfari in un nuovo editoriale su “Repubblica” dedicato agli 80 anni del papa, ha lanciato un altro dei suoi caratteristici scoop teologici: “gli apostoli all’ultima cena erano tredici”.

Testuale. Si potrebbe pensare a un “lapsus calami”. Ma subito dopo ci torna e ribadisce la sua strana contabilità, perché specifica che quando Giuda “abbandonò quel tavolo, restarono in dodici”. Evidentemente l’Eugenio ha saputo – unico nella storia – che a quella cena famosa qualcuno si era imbucato abusivamente…

Del resto lo scoop non finisce qui. Scalfari, nello stesso articolo, aggiunge altre “clamorose” rivelazioni come l’istituzione dell’eucaristia dopo che Giuda se n’è andato. Poi confonde il battesimo penitenziale di Giovanni col battesimo cristiano (che è altra cosa), scivola sul numero di sacramenti istituiti da Gesù e definisce san Gregorio “l’esponente della Patristica e della liturgia” (chissà che vorrà dire).

 

LUMINARE

Il fondatore di “Repubblica” è celebre, da anni, per gli strafalcioni. Si potrebbe compilare una piccola enciclopedia come distillato della post-verità scalfariana.

Nel corso del tempo – per dire – ha trasformato Quintino Sella in Presidente del Consiglio, ha cambiato la metrica della Divina Commedia e l’incipit dell’Iliade (nella traduzione del Monti), ha stravolto motti latini, ha spazzato via la presidenza americana di Gerald Ford (succeduto a Nixon nel 1974) e ha cancellato pure Umberto II, definendo Vittorio Emanuele III “ultimo sovrano della monarchia sabauda”. Ha pure nominato autore del “Gattopardo” un certo “Lanza Tomasi” e ha celebrato l’inizio della serie 007 lanciando James Bond contro il Kgb anziché contro la Spectre.

Nel corso degli ultimi venti anni non so quanti articoli mi è capitato di scrivere a commento delle sue disinvolte affermazioni. Si sono cimentati nella segnalazione di questi spericolati strafalcioni scalfariani Mauro della Porta Raffo, Pierluigi Battista, Mario Cervi e vari altri.

Ma dopo un po’ questo sport è stato abbandonato perché era diventato noiosa per tutti. Pigi Battista un giorno, ironicamente, scrisse che Scalfari in realtà amava nascondere deliberatamente nei suoi articoli quegli sfondoni per mettere alla prova i suoi lettori (tutti illuminati e sapienti) e farli gareggiare nella caccia all’errore.

Era un modo per stendere un pietoso velo. Ma chissà che davvero Scalfari non amasse civettare con lo sfondone per verificare se qualcuno si sciroppava le sue interminabili omelie domenicali su “Repubblica”.

Fatto sta che da tempo nessuno più si è impegnato nella caccia all’errore scalfariano. Tuttavia la questione torna a riproporsi ora, da quando il Fondatore è diventato il confidente e il portavoce laico di papa Bergoglio.

 

“PORTAVOCE” PAPALE

Infatti in questa veste non si limita più a vergare sfondoni in proprio, ma ne attribuisce pure al pontefice regnante, cosa che è molto più delicata e che allarma non poco i cattolici.

In questi tre anni si è verificato molte volte. Per la verità Scalfari non si limita ad attribuire certe idee al papa, ma addirittura le mette fra virgolette, come sue parole testuali.

Siccome il Fondatore di “Repubblica” ha più volte intervistato Bergoglio riportando sue risposte sconcertanti, senza che siano state smentite (anzi sono state rilanciate dal papa stesso), ne consegue che quando gli editoriali scalfariani pubblicano nuovi virgolettati papali (come frutto di loro conversazioni private) si è costretti a considerarli autentici (infatti non arrivano smentite).

Anche nell’editoriale di sabato – che ho citato all’inizio – non mancano le enormità attribuite al pontefice.

Per esempio, Scalfari scrive che alla sua domanda su quale sia il suo santo prediletto, Bergoglio ha risposto testualmente: “Il primo è naturalmente Paolo. E’ lui ad aver costruito la nostra religione”.

Una frase simile pronunciata da un papa, ovviamente, fa accapponare la pelle. Ma c’è dell’altro. Ecco un’altra frase che Scalfari attribuisce a Bergoglio: “Ognuno di noi ha una propria visione dell’Assoluto, da questo punto di vista il relativismo c’è e si colloca a fianco della nostra fede”.

Infine Scalfari scrive:

“nei primi secoli del cristianesimo i sacramenti erano direttamente celebrati dai fedeli e i presbiteri facevano soltanto il servizio. Francesco è d’accordo su queste tesi luterane che coincidono con quanto avvenne nei primi secoli”.

Se è un distillato di teologia scalfariana nessuno ci perderà il sonno. Ma se davvero l’ha detto il papa è qualcosa di peggio.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 20 dicembre 2016

 
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