Stiamo entrando nella Novena del Santo Natale di Nostro Signore Gesù Cristo (16 dicembre) e non vogliamo fare alcuna polemica, al contrario, con questo messaggio desideriamo “chiudere” questo tempo e formulare a tutti Voi i nostri più Fervidi Auguri e l’auspicio di grande serenità, nella buona battaglia, per l’Anno Nuovo 2017 all’insegna del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Tra preti che tristemente annunciano di non voler fare il Presepe per rispettare i musulmani, e un Papa che insegna di “vedere” nel Presepe l’immigrato… vogliamo semplicemente ribadire che il Natale non è ne l’una, ne l’altra cosa! Non è dispetto o offesa al musulmano, come non è affatto l’immagine dell’immigrante del nostro caotico tempo.
A cotanta stoltezza vogliamo rispondere che il Presepe, descritto minuziosamente nel Vangelo, venne ideato artisticamente dal vero San Francesco d’Assisi che non lo fece per teatralità, quanto piuttosto per spingere i veri poveri a guardare in quella Grotta per scorgervi il Salvatore del mondo, il loro e nostro Redentore, per prendere in braccio la divina Speranza “fattasi Bambino”; abbracciare il Dio fatto Bambino per amarlo, contemplarlo, persino adottarlo, ossia farlo “nostro”.
Questa moda nostrana di voler svuotare a tutti i costi l’essenza della Divina Presenza dai Tabernacoli, come dai Crocifissi, e fin dentro la mangiatoia per “metterci al Suo posto l’uomo” con le sue problematiche e pure con le sue fedi, sta impoverendo l’uomo stesso del tesoro più prezioso, lo priva della Verità fatta Bambino.
Noi siamo stati creati ad immagine di Dio, verissimo, ma oggi è Dio che viene creato (sì, creato, eresia già condannata dai santi Padri) a seconda della nostra immagine: l’immigrante così è invitato da un Papa, oggi, a guardare nel Presepe il “Dio fatto a sua immagine”; il prete che vieta il Presepe in rispetto ai musulmani non fa altro che insufflare in questi — e nei fedeli che non comprendono — che l’immagine di Dio è scomoda, pericolosa, persino dannosa, quindi è meglio non riprodurre nulla…
Ma questa è la nuova eresia ariana che, sotto nuove spoglie, ritorna nel nostro tempo per continuare ad offuscare la vera immagine di Cristo, come abbiamo spiegato anche qui. Si adora l’uomo – per quanto povero, malato, immigrante, ateo o di altre fedi – al posto di Dio; si sono ribaltate le priorità, i concetti e le dottrine finendo, invece, per impoverire l’uomo il quale non è affatto divinizzante se prima, e ripetiamo SE PRIMA, non viene riconosciuto, accolto e accettato Dio Padre nel Dio Figlio e nostro Signore Gesù Cristo per la potenza del Dio Spirito Santo.
Nel Presepe non c’è un immigrante, non c’è un clochard, non c’è un povero, ma c’è Dio in Persona la cui povertà non è quella degli uomini, ma quella di un Dio che rinuncia alle sue spettanti doti regali per farsi accogliere più facilmente da ognuno di noi che è povero già solo per il fatto di essere PECCATORE.
Maria e Giuseppe non emigrano per questioni di povertà, per cercare un lavoro, o per problemi locali, ma perché c’era un CENSIMENTO e, dice il Vangelo, trovandosi in quella situazione “si compirono per lei i giorni del parto” (Lc 2, 1-20). Giuseppe non mette Maria in una grotta perché poveri, al contrario, egli bussa negli alberghi dimostrando con ciò di avere del denaro per poter pagare il soggiorno. Non gli venne rifiutato l’alloggio perché immigrati, ma perché “non c’era posto per loro nell’albergo”. Il censimento aveva fatto rientrare molte persone e riempito gli alberghi.
Senza dubbio che tutta la situazione è poi utile per noi, anche per la profonda simbologia degli aventi che ci aiutano a comprendere come Dio abbia voluto calarsi dentro le situazioni umane fin dentro i particolari, attraverso le quali ognuno di noi vi ci può “incastonare” la propria storia personale; Dio non indossa abiti regali, ma viene al mondo come ogni bambino: nudo, spogliato di tutto, ricoperto solo dell’amore di Sua Madre, delle attenzioni del padre putativo San Giuseppe.
Questa è la sua vera povertà: quella spoliazione divina esteriore che non degrada però quella interiore che viene infatti riconosciuta dai veri poveri, i santi Pastori.
In quella Notte Santa nessuno parla, nessuno fa discorsi rocamboleschi, nessuno divinizza l’uomo. In quella Notte Santa è il silenzio ragionante che pervade i cuori e rende felici i santi Pastori, i veri poveri, che molto più umilmente e serenamente, “vanno per vedere” se ciò che hanno udito dagli Angeli — le uniche voci di quella Notte Santa — è vero.
In quella Notte Santa, nel più completo silenzio dagli inutili discorsi degli uomini, i veri poveri sanno riconoscere il vero Dio fatto Bambino, tra le braccia della Madre.
I Santi sono la vera immagine di Dio, i poveri sono quella immagine che Dio è venuto a curare, a salvare, ma non sono “dio”!
Non vi è altro da dire! È Dio che si è fatto Bambino, e non l’uomo a farsi un dio! La nostra divinizzazione è un dono di questo Dio Bambino, ma che possiamo raggiungere solo se Lo accoglieremo, solo se ci convertiremo a Lui.
Davanti al Presepe siamo invitati a sostare innanzi tutto in silenzio, altrimenti sarà difficile “ascoltare” le voci degli Angeli; siamo invitati a chiederci “perché è venuto a salvarmi? da chi e da che cosa? Perché ho bisogno di essere salvato?”.
O con le parole di san Giovanni Battista: “sei tu il Messia che deve venire o dobbiamo attenderne un’altro?”.
I veri poveri, i santi Pastori, in quella Notte Santa credettero! Punto e basta! A questo serve il Presepe.
San Francesco lo realizzò dal vivo per EMOZIONARE I CUORI, per spingere i veri poveri a non disperare, per dare agli uomini quella speranza di salvezza che scaturisce dal racconto del Natale di Gesù Cristo, ma soprattutto lo realizzò perché l’uomo potesse comprendere meglio il messaggio del Vangelo, perché potesse accogliere nel cuore e fra le braccia, quel Divino Bambino, dalle braccia della Santissima Madre.
E allora, smettiamola di inquinare il Vangelo! Ritorniamo per davvero alle sorgenti del suo insegnamento che i Santi ci hanno facilitato come, appunto, nella creazione della riproduzione del Presepe a Natale.
È ovvio poi che chi davvero accoglie Gesù Bambino, difficilmente non si renderà caritatevole verso chi ha bisogno del nostro aiuto!
Chi non compie opere di carità, infatti, non ha incontrato Gesù Bambino! E chi compie la carità nel nome proprio di se stesso, e non compie atti di carità verso il Dio Bambino quali LA CONVERSIONE a Lui, non ha capito nulla e rende vane le sue opere.
Ma per aiutare il povero non si deve neppure negare al Dio Bambino il Suo posto, la Sua gloria, la Sua Divina Presenza, la Sua vera immagine dalla quale siamo stati creati noi, deturpati dal peccato originale che, il Dio Bambino, è venuto a ripulire…