Il traffico di stupefacenti, quello delle armi, i reati concernenti l’immigrazione clandestina e la tratta di persone da avviare alla prostituzione e al lavoro nero (anche attraverso il “caporalato”), la contraffazione, i reati contro il patrimonio e i furti di rame, sono solo alcuni dei settori dell’illecito maggiormente rappresentativi dell’operatività della criminalità straniera in Italia.
Dall’analisi delle evidenze investigative raccolte nel semestre, i principali gruppi coinvolti mostrano, a fattor comune, uno spiccato interesse per il traffico e lo spaccio di stupefacenti, realizzato anche interagendo con soggetti italiani e di altre nazionalità.
Accanto al narcotraffico ed alla contraffazione su scala mondiale, gestiti da ramificate holding malavitose transnazionali, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con tutta la sua scia di reati “satellite”, per le proporzioni raggiunte, e grazie ad uno scacchiere geo-politico in continua evoluzione, è oggi uno dei principali e più remunerativi business criminali – che troppe volte si coniuga tragicamente con la morte in mare di migranti, anche di tenera età – puntualmente intercettato dalle indagini delle Forze di polizia, che trovano infine conferma in importanti pronunciamenti giudiziari.
Più in generale, le organizzazioni criminali straniere rappresentano, da un lato, la diretta emanazione di più articolate e vaste organizzazioni transnazionali, dall’altro l’espressione autoctona di una presenza sul territorio nazionale, stratificatasi nel corso del tempo: in entrambi i casi, le attività criminali censite dalle inchieste giudiziarie rappresentano solo uno spaccato, minimale, delle potenzialità operative di una criminalità straniera integrata e ramificata in tutto il mondo, in grado di gestire efficacemente le filiere illecite.