L’Uomo della Sindone, «ha subito una lussazione sottoglenoidea dell’omero e un abbassamento della spalla ed ha la mano piatta e un enoftalmo, condizioni che non sono state descritte finora, nonostante i numerosi studi sul soggetto. Queste lesioni indicano che l’Uomo ha sofferto un violento trauma al collo, al torace e alla spalla da dietro, causando danno neuromuscolare e lesioni all’intero plesso brachiale».
È la conclusione alla quale sono arrivati quattro docenti universitari che si sono concentrati sull’immagine sindonica, osservando anche che «l’incrocio delle mani sul pube, e non sopra il pube come avviene normalmente, sono in relazione alla trazione che le braccia hanno subito durante l’inchiodatura sul patibolo».
Lo studio – una parte del quale è già stato pubblicato, mentre un’altra parte sta per esserlo – è firmato da Matteo Bevilacqua (già Direttore della S.C. di Fisiopatologia Respiratoria, Ospedale-Università di Padova); Giulio Fanti (Associato al Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Università di Padova); Michele D’Arienzo, (Direttore della Clinica Ortopedica, Università di Palermo) e Raffaele De Caro (Direttore dell’Istituto di Anatomia Normale, Università di Padova), e viene ospitato da «Injury» – International Journal of the Care of the Injured – prestigiosa rivista internazionale di ortopedia.
La prima scoperta di questi studiosi è che l’Uomo sindonico ha subito la lussazione della spalla e la paralisi del braccio destro. La persona la cui impronta è rimasta sul telo di lino sarebbe dunque caduta sotto il peso della croce, o meglio del «patibolum», la sua trave orizzontale.
L’Uomo sindonico, spiegano, «è caduto in avanti battendo violentemente con il corpo a terra. La trave gli lacerò i nervi alla base del collo e gli provocò la lussazione della spalla (l’omero è risultato 3,5 cm sotto l’articolazione) cosicché il braccio rimase paralizzato e penzoloni. In queste condizioni era impossibile continuare a portare il patibolo».
E qui non si può non citare la circostanza riportata nel vangelo: i soldati costrinsero Simone di Cirene a sostituire il condannato. Non dunque un gesto compassionevole, ma una necessità.
«Si spiega pure – affermano gli studiosi – perché l’Uomo della Sindone presenta una spalla destra più bassa di 15° rispetto alla sinistra e perché ha l’occhio destro un po’ retratto, per la paralisi dell’intero plesso brachiale».
La seconda scoperta descritta nell’articolo per «Injury» riguarda la doppia inchiodatura alle mani subita dall’Uomo sindonico. «Finora non si riusciva a spiegare l’assenza d’impronta dei pollici con una inchiodatura eseguita lontano dal nervo mediano e dal tendine flessore lungo del pollice.
L’analisi attenta delle macchie di sangue sul polso della mano sinistra e le prove sperimentali fatte su arti di cadavere, di persone che avevano fatto testamento biologico a favore dell’Istituto di Anatomia, hanno permesso di chiarire il mistero: l’Uomo della Sindone è stato inchiodato due volte. Molto probabilmente è stato inchiodato due volte anche al polso destro che sulla Sindone non si vede, coperto dalla mano sinistra».
A che cosa è dovuta questa doppia inchiodatura? «Una motivazione convincente può essere perché non si riusciva a inchiodare le mani nei fori già preformati sul patibolo, fori che venivano praticati per evitare che i chiodi si torcessero battendoli su legno duro come il noce».
Dopo aver inchiodato il primo polso e non essere riusciti a inchiodare il secondo nel foro preparato, i carnefici dell’Uomo sindonico li avrebbero dunque schiodati entrambi. E li avrebbero quindi inchiodati «più in basso, a livello della terza piega superficiale del polso, fra prima e seconda fila delle ossa del carpo dal lato ulnare della mano».
La terza scoperta presentata dall’equipe di studiosi riguarda il piede destro dell’Uomo della Sindone che «è stato inchiodato due volte. L’analisi dell’impronta della pianta del piede destro fa riconoscere che esso ha subito due inchiodature: una fra il secondo e il terzo metatarso e un’altra, che non era stata notata chiaramente da altri studiosi, anche a livello del tallone».
Per gli studiosi l’Uomo della Sindone «ha certamente sofferto di una gravissima e diffusa causalgia (dolore con calore intenso, spesso con shock, ai minimi movimenti degli arti) dovuta: alla paralisi totale del braccio destro (causalgia paradossa); all’inchiodatura del braccio sinistro per danno al nervo mediano; all’inchiodatura dei piedi per danno ai nervi tibiali».
L’inchiodatura ha compromesso la respirazione in due modi: «I polmoni, con le braccia sollevate di circa 15°, e quindi con gabbia toracica più espansa erano in difficoltà a espirare e questo riduceva la capacità ventilatoria. Inoltre, ogni profonda inspirazione, per parlare o per prendere fiato, ottenuta facendo leva sugli arti inferiori, gli procurava dolori fortissimi, lancinanti».
Gli autori dei due articoli su «Injury» ritengono che le chiazze di siero separate da quelle di sangue provenienti dal torace e riscontrabili sul telo sindonico, dovute presumibilmente al colpo di lancia sferrato post-mortem, siano dovute a un sanguinamento polmonare iniziato prima ancora della crocifissione, dopo la violenta caduta con il patibolo sulle spalle.
Gli studiosi non concordano con quanto finora ipotizzato circa il fatto che il sangue fuoriuscito dal costato «sia stato causato da ferita con la lancia del pericardio, perché il sacco pericardico in caso di rottura di cuore può contenere una modesta quantità di sangue, da 50 a 300 ml, che si sarebbero depositati sul diaframma senza essere drenati all’esterno».
Infine, gli autori dell’articolo avanzano delle ipotesi sulla causa immediata di morte dell’Uomo sindonico. «La limitazione respiratoria, più la presenza dell’emotorace che comprimeva il polmone destro non sono sufficienti a causare una morte per asfissia che è caratterizzata da insufficienza respiratoria caratterizzata in fase terminale da perdita di coscienza e coma».
Secondo gli studiosi, la caduta con il patibolo sulle spalle, può avere causato «non solo una contusione polmonare ma anche una contusione cardiaca che insieme alle gravissime condizioni cliniche e psichiche può essere sfociato in un infarto cardiaco e nella rottura di cuore».
Secondo Bevilacqua, Fanti, D’Arienzo e De Caro, questi risultati rappresentano un ulteriore indizio della totale sovrapponibilità dell’immagine sindonica con i più minimi dettagli del racconto evangelico
Andrea Tornielli
Articolo pubblicato su Vatican Insider
articoli correlati
– Sindone: nuovi esperimenti la collocano all’epoca di Cristo.
– Sindone, un documentario rilancia l’opposizione agli esami del C14