Natuzza Evolo. La verità sui fatti di Paravati.

Natuzza EvoloLa vicenda è ormai nota: il Vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, in risposta al rifiuto della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, creata dalla mistica Natuzza Evolo, di apportare modifiche allo statuto (qui), ha emanato un decreto (qui) con cui revoca tutte le autorizzazioni concesse dal suo predecessore e vieta ogni iniziativa religiosa e qualsiasi attività autonoma che non sia effettuata nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli in Paravati.

Per i particolari della decisione assunta dall’ordinario si rimanda agli articoli specifici presenti nel web (qui e qui).

Poiché la notorietà di Natuzza Evolo sconfina oltreoceano, la faccenda ha destato molto scalpore e, soprattutto, una quantità di supposizioni e sospetti tali da deciderci ad approfondire la questione intervistando Beppe Mazzeo, nativo di Paravati, alquanto conosciuto nel web cattolico per le sue denunce sugli abusi liturgici, ma anche molto rispettato dai suoi concittadini sia per l’appartenenza ad una famiglia stimata sia per la sua professione di tutore dell’ordine.

Come si sta vivendo questa decisione del vescovo Renzo nella comunità di Paravati? Grazie al collegamento via web che hai realizzato tutto il mondo ha potuto seguire la fiaccolata silenziosa del 10 agosto, che si è svolta dalla cattedrale di Mileto alla sede della Fondazione. E’ stato molto commovente sentire l’Ave Maria recitata da Natuzza alla partenza e all’arrivo, una scelta decisamente opportuna.

La comunità è in subbuglio, perché qui ci sono molte persone che sono devote e le uniche persone che non sono devote sono gli atei. Devote innanzitutto alla Madonna, perché tutto è nato da Lei, Natuzza è stata solo un portavoce. In questi giorni c’era da organizzare la festa patronale di S. Maria degli Angeli e ora che è passata si è potuto pensare a una manifestazione a sfondo religioso per tentare di far ricredere il vescovo.

Paravati è una piccola cittadina e più o meno siamo tutti imparentati, per cui le grazie e i miracoli che sono avvenuti nelle famiglie per intercessione di Natuzza riguardano tutta la comunità. Anche quando ormai era ammalata chiedevamo il suo intervento presso Dio per mezzo dei sacerdoti che si recavano da lei.

Parliamo appunto dei sacerdoti: sono stati tutti costretti a dimettersi dal consiglio direttivo della Fondazione. Ci puoi fornire qualche maggior particolare?

Sì, dopo l’ultimo consiglio del 22 di luglio hanno presentato le dimissioni don Francesco Sicari, parroco di Santa Maria degli Angeli e fiduciario del Vescovo, insieme a Don Pasquale Barone, primo presidente della Fondazione, come riportato nello Statuto, per volontà di Natuzza, e P. Michele Cordiano, entrambi suoi assistenti spirituali.

Ora presidente della Fondazione è stato nominato un laico, l’avvocato Marcello Colloca, presso la cui famiglia Natuzza andò a servizio all’età di quattordici anni e che si è scoperto essere un massone.

La comunità di Paravati era all’oscuro dell’appartenenza di Colloca, è una notizia che abbiamo appreso in questi giorni e dalle verifiche che ho effettuato ne ho constatato la veridicità. Sicuramente quando Natuzza era ragazza Colloca non era un affiliato e può darsi che lei abbia saputo di questa sua successiva scelta, ma per come era fatta lo avrà ripreso più volte e poi, per la carità che la contraddistingueva, non avrà assunto iniziative contro di lui.

Eppure lui era un socio fondatore della Fondazione.

Sì, ma Natuzza non aveva nessun potere sulla Fondazione, non ne era nemmeno socia, lei si era limitata a dare il suo testamento spirituale, non è mai intervenuta né se ne è mai occupata.

Devo dire che in più occasioni si è espressa contro la massoneria, quindi tutti sapevano come la pensava. Ed è anche possibile che lo avesse coinvolto a scopo di conversione.

Quello che fa riflettere è che Colloca aveva votato a favore dei cambiamenti proposti dal vescovo Renzo mentre ora, da presidente, ha impugnato il decreto chiedendo all’ordinario di intraprendere un percorso condiviso con la Fondazione. Perciò ci troviamo nella situazione, impensabile, in cui la Chiesa si ritrova a trattare con un rappresentante della massoneria. Vedremo ora come risponderà il vescovo.

Ci sono vari aspetti che lasciano perplessi. Ad esempio nel decreto viene richiamato il Motu proprio di papa Francesco “Maiorem ac dilectionem”, che sembra quasi essere la motivazione portante degli attuali divieti, e ciò sarebbe plausibile se non fosse che le disposizioni pontificie sono state emanate l’11 luglio 2017 mentre nel decreto, che porta la data del 1° agosto, si fa riferimento a due precedenti anni di inconcludenti trattative con la Fondazione.

Nessuno infatti ha capito che cosa abbia spinto a un certo punto il vescovo Renzo a voler apportare delle modifiche a uno statuto approvato dal suo predecessore e su cui per oltre otto anni non ha mai trovato nulla da obiettare. L’eliminazione del punto 2, cioè il testamento spirituale di Natuzza, la cui firma è apposta in calce allo statuto per avvalorarne la veridicità di ispirazione e di intenti, snatura la ragion d’essere della Fondazione.

Il rifiuto dei soci e del CdA della Fondazione di accettare le modifiche del Vescovo vengono lette come disubbidienza alla Chiesa, in contrasto con l’umiltà sempre manifestata dalla Evolo nei confronti delle autorità ecclesiastiche.

Il vescovo ha avanzato delle proposte alle quali la Fondazione era libera di assentire o meno e ha dissentito perché le richieste contraddicevano quanto stabilito all’Art. 1 dello Statuto, che recita: “Lo spirito della Fondazione e gli scopi istituzionali, espressi agli articoli 2 e 3 del presente statuto, sono costitutivi e irrevocabili nel tempo.” Nel decreto, poi, che le iniziative della Fondazione fossero conseguenze di richieste provenienti dalla Madonna è posto in forma dubitativa, e anche questo è incomprensibile. (video di Natuzza)

Si mormora che in realtà il vescovo abbia voluto mettere mano al patrimonio della Fondazione, intento che lui però ha negato.

La Fondazione ha debiti per circa sei milioni di euro e di questo il vescovo è sicuramente a conoscenza. La modifica dell’Art. 3 prevede che la cura e la gestione della chiesa voluta da Natuzza resti in capo alla Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mentre rimarrebbe alla Fondazione “la proprietà e la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’intero complesso”. Quindi la Fondazione dovrebbe accollarsi tutte le spese, mentre tutti gli introiti, senza oneri, andrebbero alla Chiesa.

E oggi com’è la situazione dopo i divieti ordinati dal vescovo?

E’ stata data attuazione al decreto: oltre alle dimissioni di tutti i sacerdoti e alla nuova presidenza, la chiesa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” è stata chiusa, nonostante all’interno sia custodita una statua della Madonna, modellata su descrizione di Natuzza e consacrata da Mons. Cortese, che avrebbe diritto alla venerazione di fedeli. Si può visitare la tomba della mistica, che è in una cappella esterna, ma non è possibile sostarvi in preghiera. I sacerdoti per ora continuano a prestare assistenza spirituale agli anziani della casa di riposo che ospitò anche lei e suo marito negli ultimi anni di vita. E tutti ci affidiamo all’intercessione di Mamma Natuzza per la felice soluzione di questa triste contesa.

 

Paola de Lillo