Fiat lux! E piazza S. Pietro piombò nel buio

Immagine4Tutto il contrario di quel che sarebbe stato logico aspettarsi dal titolo dell’evento. Ma i sospetti che di logica ce ne sarebbe stata poca si erano già manifestati quando, nei giorni scorsi, una delle più famose, se non la più famosa, piazza del mondo era stata lasciata al buio per varie ore, destando stupore e preoccupazione nei romani. Ne avevamo dato un veloce resoconto sulla pagina facebook del sito pochi minuti dopo che un’agenzia Ansa aveva tranquillizzato tutti spiegandone le ragioni: “Si tratta di prove tecniche per lo spettacolo di luci che sarà  proiettato sulla facciata della Basilica – aveva chiarito Padre Ciro Benedettini, vice di Padre Lombardi – e si chiamerà Fiat lux.” (cliccare sull’immagine per ingrandirla)

Questa spiegazione ci aveva stupito e preoccupato, più che il buio in sé per gli abitanti di Roma. Non ci aspettavamo nulla di buono, anche perché il buio non è mai associato al bene e al bello, come si legge nelle Sacre Scritture, ed è sempre contrapposto alla luce, che simboleggia invece la Verità, il retto agire, la giustizia e, nel primo capitolo di Giovanni, Gesù stesso.

La preoccupazione è aumentata quando un blog, fino a quel momento del tutto (a noi) sconosciuto, con elementi di veridicità non confutabili, ha descritto in cosa sarebbe consistito lo spettacolo e chi ne fossero gli sponsor. Abbiamo utopicamente sperato che mentisse, anche se la documentazione portata a sostegno di quanto riferiva non lasciava dubbi. Addirittura abbiamo potuto vedere l’anticipazione di un’immagine, non molto chiara, ma sufficientemente comprensibile da  lasciarci intuire che di cristiano lo spettacolo non avrebbe rappresentato nulla. Per non ripetere quanto già pubblicato, rimando all’articolo.

Ho iniziato a vedere lo show con qualche minuto di ritardo, ma in tempo sufficiente per sentirmi subito calare in una realtà in controsenso con la festa dell’Immacolata. Le immagini erano senza colore, macchie grigie e nere che si confondevano con le porte, le finestre e le colonne della facciata di S. Pietro, sovrapponendosi ad esse e rendendo quasi impossibile riconoscere le figure che venivano proiettate.

Mi sono venute allora alla mente le tavole di Rorschach, su cui sono stampate delle macchie senza senso, alle quali il soggetto sottoposto al test deve dare un significato che verrà poi analizzato da uno psichiatria per la valutazione della sua personalità e intelligenza.

Per un bel po’ di tempo, forse per il fatto di non osservare la presentazione de visu, ho avuto la sensazione di essere sottoposta ad uno stress interpretativo di cui non capivo quale potesse essere l’utilità e il profitto.

Peggio è accaduto quando, poco dopo, ho cominciato a sentir uscire dalla tv degli scricchiolii e dei rumori leggerissimi ma preoccupanti. “Lo so che sei vecchiotta, – ho pensato – ma con il vetro non ne fanno più e mi vai bene così.” Per fortuna del vilipeso apparecchio, i rumori si sono fatti più distinti e, dopo qualche cinguettio, ho capito che era iniziato il parlato della natura.

Non è che il tripudio dei colori abbia modificato di molto la visibilità, ma si è capito di più. Sono sfilati, elefanti, leoni, tigri, farfalle e tartarughe insieme a persone di varie etnie, la cui logica di successione è nota solo all’ideatore dello spettacolo e agli addetti all’imbrattamento, seppur temporaneo, del simbolo universale del Cattolicesimo.

Ma, giustamente, chi sono io per voler capire?

Infatti mi sono bastate le spiegazioni che ne hanno dato gli sponsor per decidere che non c’era nulla da capire e che le immagini, probabilmente pregevoli negli originali, non c’entravano nulla con il Cattolicesimo, con la Basilica di S. Pietro, con il messaggio evangelico, con il Giubileo della misericordia e neppure con il clima, tant’è che, a sentire i tg del post evento, a Parigi dello spettacolo non è importato nulla a nessuno.

Resta un problema tutto interno all’attuale conduzione del pontificato petrino. Rimane da giustificare un presepe spento per lasciare il posto a immagini della natura che, dato il proscenio su cui erano proiettate, hanno sortito l’effetto di esaltare il creato umiliando nel contempo il Creatore. C’è da capire anche perchè gli sponsor e gli ideatori dell’iniziativa siano dei ricchissimi atei, le cui attività non vanno certo nel senso del cristianesimo.

Ben ha scritto, a fine rappresentazione, Antonio Socci sulla sua pagina facebook: “Il significato simbolico dell’evento è una Chiesa immersa nelle tenebre che viene illuminata dal mondo, dalla nuova ideologia-religione climatista.”

Non dimentichiamo che Gesù ci ha invitati a diventare  figli della luce (Gv 12,36), ma di quella luce che dà Lui solo, non il mondo. Invece ieri sera siamo stati calati nelle tenebre, illuminate poi non dal presepe e dai simboli cristiani già presenti in Piazza S. Pietro, bensì da immagini pagane e di bestie, su cui il Signore ci ha dato il dominio .

Quello che andrebbe compreso è che l’ambiente in cui viviamo è creazione di Dio e che per risanare questa creazione – sempre che sia veramente malata – dobbiamo rivolgerci solamente a Lui. Ma, soprattutto, dobbiamo rimetterlo al primo posto nella nostra vita e nelle nostre attività umane, affinché ci illumini e ci guidi per condurre le nostre opere secondo la sua volontà.

Questo per non ricadere negli errori degli uomini del passato che, come ci ricorda San Paolo, mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. (Rm 1, 22-23)

Paola de Lillo