E’ un delitto perfetto, un capolavoro mastodontico del diavolo: Charlie Gard viene messo a morte con il consenso dei suoi genitori che ormai nell’immaginario mondiale sono due guerrieri pro life. Passerà così l’idea che, “se hanno mollato loro”, è giusto ad un certo punto privare una persona dei sostegni vitali.
Invece Chris e Connie hanno ragionato esattamente come i medici contro cui fino a ieri si scagliavano solo perché covinti che le terapie andavano tentate prima. Mentre ora, hanno dichiarato ieri, date le condizioni attuali non c’è più speranza di una qualità di vita come quella che avevano immaginato.
Così Charlie, come Gesù, verrà ucciso dopo un processo estenuante. Ucciso dai suoi nemici (medici e giudici che voglio mettersi al posto di Dio in nome della legge) per colpa dei suoi traditori (l’appoggio di tanti cristiani) e dei vari Ponzio Pilato che hanno preferito non prendere posizione nascondendosi dietro una presupposta “complessità del caso”.
Anche se non c’è proprio un bel niente di complesso. E’ tutto cristallino: una persona malata, anziché essere amata perché c’è e quindi curata fino all’incombere della morte naturale come da 2000 anni fino a qualche tempo fa si è sempre fatto, va sul patibolo, privata non solo delle cure ma anche dell’ossigeno.
Sì, Charlie non solo non sarà curato ma gli verrà tolto l’aiuto per respirare e morirà soffocato perché nessuno lo vuole più a queste condizioni.
I suoi genitori avevano già parlato una volta di “qualità della vita”, assicurando i medici che nel caso le cure non fossero funzionate lo avrebbero “lasciato andare”.
Ci pareva un’espressione ambigua, ma forse, ci eravamo detti, frutto di una tattica per provare a convincere il Gosh. In ogni caso avevamo scritto che il problema non stava nella “qualità della vita” e nemmeno nel difendere il diritto dei genitori a decidere dell’esistenza o meno del figlio, perché nessuno dovrebbe decidere della vita di nessuno.
Avevamo scelto la ragione, non l’onda emotiva, dicendo che il punto era difendere la vita da qualunque volontà umana, fosse dei medici, dei giudici o dei genitori, perché altrimenti avremmo fatto il gioco dei radicali, che in nome dell’autodeterminazione giustificano l’arbitrio di morte, sia che provenga dai genitori (vedi Peppino Englaro, papà di Eluana) sia dei medici (vedi il Gosh), per far passare l’eutanasia legale.
Ancor di più, perché qui si tratta di eutanasia di un agnello innocente (come dice don Gnocchi ogni bambino non ancora cosciente e sofferente è un’Ostia vivente) vittima di un mondo e di un sistema, anche cattolico, ormai quasi esclusivamente anticristico, che odia la vita e che invece che affermarla in ogni caso, in fondo in fondo la accetta solo fino ad un certo livello di benessere e di mancanza di sofferenza.
Sembra una sconfitta irreversibile e con la beffa luciferina, appunto: due genitori rappresentati da un certo mondo “pro life” sentimentalista come paladini della vita che ad un certo punto decidono, date condizioni che superano quelle per loro “accettabili”, di far morire il figlio, sebbene i due medici chiamati a processo fossero disposti a curarlo fino a morte naturale.
Siamo senza parole, ci sentiamo beffati, traditi, e siamo stanchi e impauriti per la sorte nostra e dei nostri figli. Forse come chi stava sotto la Croce.
Perciò a Dio, che abbiamo pregato senza sosta e che oggi davvero non capiamo, ora urliamo solo una cosa, di intervenire presto, di annientare questo sistema perverso e di mostrarci la sua resurrezione.
Forse non abbiamo fatto abbastanza, forse è quello che ci meritiamo e che non può che seguire a tanta disobbedienza, ma per pietà ce lo conceda!
Nostro commento
Concordiamo con le considerazioni della Frigerio, meno che nella conclusione di “non capire Dio”. A parte il fatto che Charlie non è ancora morto, se cadiamo nella superbia di voler metterci a discutere con il Signore alla pari diventiamo uguali a coloro che si arrogano il diritto di decidere della vita e della morte dei loro fratelli.
Voler giudicare Dio è un errore di una gravità enorme: quando Gli abbiamo affidato un problema, qualunque sia la Sua decisione, dobbiamo star certi che agirà per il meglio. E capita a volte che comprendiamo certe Sue volontà solo molti anni dopo, perché è verissimo che “i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri”, infatti noi abbiamo come fine il nostro benessere sulla terra, Lui quello della nostra salvezza in Cielo.