Negli ultimi decenni, anche per il potere di diffusione delle informazioni via web, vi è stato un proliferare incredibile di personaggi esaltati per le loro capacità di veggenza, profezia, carismi di guarigione e capacità varie. Senza nulla togliere alla dimensione carismatica della fede cattolica e ai doni che lo Spirito Santo elargisce liberamente ai suoi santi, riteniamo che anche i laici possiedano il dono del discernimento per valutare se certi fenomeni attengano veramente alla mistica, e quindi siano opera dell’azione di Dio, oppure siano solo frutto di millanteria o, peggio ancora, di un’influenza diabolica.
Proponiamo perciò la lettura di questo documentatissimo articolo pubblicato su Fede e Cultura dal quale si evince come a volte la santità sia soltanto apparente e come solo dei veri mistici siano in grado di smascherarla.
Nella “Vita” di S. Teresa d’Avila si legge: “Il Signore prese a favorirmi delle sue grazie /…/ Mi elevò ad uno stato quasi ordinario di orazione di quiete, e alle volte anche a quella di unione che mi durava a lungo. Ma siccome in quei giorni si erano scoperte delle donne che il demonio aveva ingannato con delle grandi illusioni, cominciai a temere, specialmente per le molte soavità e delizie che provavo e alle quali spesso non potevo sottrarmi” (Vita, 23,2).
La nota n. 2 precisa: “Sembra che la Santa voglia alludere a Maddalena della Croce che si era resa tristemente famosa fra tutte le visionarie del tempo. Fattasi religiosa tra le Clarisse di Cordova, nel XVI secolo, cominciò a meravigliare la Spagna con prodigi, profezie e responsi in ogni genere di scienza.
Ingannò con i suoi “carismi” i più grandi teologi, vescovi e cardinali del tempo durante ben 38 anni. Profetizzò la prigionia di Francesco I e il sacco di Roma.
Durante le maggiori solennità si faceva vedere elevata da terra con in braccio un grazioso bambino, mentre i suoi capelli crescevano a vista d’occhio avvolgendola fino ai piedi.
Imperatori, Re, Regine andavano a gara nel corteggiarla; e Isabella di Portogallo volle che le prime fasce del futuro Filippo II fossero benedette da lei…”
Ma l’infelice monaca – dice il Ribadeneira – era in segreto commercio con il demonio, e nascondeva l’anima con un volto devoto, la vita con il segreto della sua stanza, i delitti con le arti del suo complice infernale.
Per buona sorte ebbe la grazia di ravvedersi. Si accusò spontaneamente e venne allontanata dal monastero, finendo i suoi giorni nell’oscurità.
Padre A. Poulain nel suo “Delle grazie d’orazione”, (Trattato di teologia mistica, Marietti, Torino-Roma, 1926, p. 340, nota 1) riferisce un elenco di 32 santi, beati e servi di Dio che, nelle loro rivelazioni, sono caduti palesemente in errore.
Anche lui riferisce, poi, il caso di una certa Madeleine de la Croix, francescana di Cordova che, nel XVI secolo, ingannò con i suoi “carismi” i più grandi teologi, vescovi e cardinali del tempo durante ben 38 anni. Solo alla fine si scoprì che la religiosa era stata votata al demonio sin dall’infanzia (A. Poulain, op. cit. p. 336).
Nel libro delle Fondazioni di S. Teresa di Gesù (d’Avila) si legge: “Una volta un confessore venne da me tutto meravigliato. Una sua penitente gli affermava che la Madonna andava spesso a visitarla, si sedeva sul letto e s’intratteneva a parlare per più di un’ora, rivelandole il futuro e molte altre cose. E siccome fra tante stramberie se n’avverava qualcuna, si riteneva tutto per vero. Intesi subito di che si trattava, ma non osai parlare /…/ Mi contentai di dirgli che attendesse l’esito delle profezie, che s’informasse del suo genere di vita ed esigesse altri segni di santità. Infine si venne a capire che erano tutte stravaganze” (Fondazioni 8,7).
“Pochi anni or sono – anzi, non è molto tempo – un certo uomo giunse con queste cose a sconvolgere la mente di alcune persone molto dotte e spirituali. Finalmente ebbe a trattarne con una che aveva esperienza dei favori di Dio e che conobbe chiaramente esser tutto follia ed illusione. Però l’errore non era tanto palese, anzi così dissimulato che chi lo scoprì dovette soffrire non poco.
Non le volevano credere, ma poco dopo il Signore svelò ogni cosa” (Fondazioni, 8,8). La nota n.3 di questo brano precisa: “Molto probabilmente la Santa accenna ad un contadino di Avila, chiamato Giovanni Manteca, che nel 1565 passava per uomo straordinario, ripieno dello Spirito di Dio.
La Santa ebbe a trattare con lui e non rimase soddisfatta. Il tempo le dette ragione, perché si scoprì che era un imbroglione, il quale ebbe, poi, a che fare con la giustizia ( Deposiz. Process. della M. Isabella di S. Domenico )”.
Esempi di inganni del demonio in persone apparentemente spirituali
S. Teresa d’Avila parlando dei rapimenti, durante i quali il suo corpo rimane come morto, incapace di fare qualsiasi movimento e nella posizione in cui fu sorpreso (Vita, 20,18-21 ) dice che in quello stato “l’anima sente il tormento di tornare a vivere /…/ Più non teme pericoli, anzi li desidera /…/ ella vede il nulla dei beni terreni e la poca stima che si meritano. Non vuol più avere alcuna propria volontà, supplica il Signore a toglierle il libero arbitrio e gliene rimette le chiavi /…/ non vuol fare altro che la volontà di Dio, non essere padrone di sé /…/ ma solo abbandonarsi a ciò che Dio crede più conforme alla sua gloria e volontà” (Vita, 20,22).
E poi la Santa stessa commenta: “Avviene questo se i rapimenti sono veri e l’anima rimane con gli effetti e i vantaggi che ho detto. In caso contrario dubito molto che siano di Dio: inclino piuttosto a credere che si tratti di quegli arrabbiamenti di cui parla S. Vincenzo” (Vita, 20,23 ).
La nota n. 8 di questo brano precisa: “Così scrive S. Vincenzo Ferreri nel De vita spirituali: “Se vi dicessero cose contro la fede, la Sacra Scrittura e i buoni costumi, e sostenessero la loro dottrina con il prestigioso di fatti soprannaturali, disprezzate le loro visioni con effetto di demenza e i loro rapimenti come arrabbiamenti”.
Nella “Vita” di S. Filippo Neri si legge un episodio che ha per titolo: “La falsa santità”. Ecco di cosa si tratta: “In un convento di Roma viveva una monaca che godeva fama di grande santità.
Correva voce fra il popolo che la religiosa, arricchita di doni celesti, conoscesse il futuro ed operasse prodigi meravigliosi. Quando il Papa venne a conoscenza di questo, mandò Padre Filippo in quel convento, perché vedesse che cosa vi fosse di vero sulle virtù taumaturgiche della religiosa.
In quei giorni era piovuto molto e le strade erano tutte fangose, sicché Filippo arrivò al monastero con le scarpe tutte insudiciate di fango. Ivi chiese subito di parlare con la monaca creduta santa, la quale, appena scesa in parlatorio, con un profondo inchino, disse: “In che posso servirla”?
Il Santo che stava comodamente sdraiato sulla poltrona, senza neppure rispondere al saluto, le porse il suo piede dicendo: “Prima di tutto, Reverenda Madre, la pregherei di togliermi queste scarpe infangate e poi di pulirmele per bene”.
La monachella si tirò indietro inorridita e, con parole molto risentite, fece le sue rimostranze contro un modo di procedere così villano, dicendo: “Mi meraviglio come voi vi permettete di farmi simili proposte”; Filippo tacque e alzatosi tranquillamente uscì dal convento per ritornare a casa.
Presentatosi il giorno dopo dal Papa, per riferire sul risultato della sua missione, disse: “Beatissimo Padre, quella monaca certamente non è una santa e non fa miracoli, perché le manca la virtù fondamentale”.
Il Santo sapeva troppo bene che la miglior prova della santità è l’umiltà” (Oreste Cerri, S. Filippo Neri, Ed. Il Villaggio del fanciullo, Roma, 1986, pp. 106-107).
Un caso tipico è quello dei Convulsionari, un gruppo di giansenisti fanatici del secolo XVIII, detti “convulsionari” perché nel cimitero di San Medardo, a Parigi, sulla tomba del diacono giansenista Francesco Paris, alcuni malati furono presi da convulsioni seguite da guarigioni e altri fenomeni paranormali (in combustioni, levitazioni, ecc.) attribuiti a isterismo, epilessia e persino ad intervento diabolico, dati i caratteri piuttosto equivoci di certi fatti. Ne nacque il Giansenismo convulsionario diffuso da Parigi a tutta la Francia.
Ancora più emblematico il caso di Nicole Tavernier che, a Parigi, sempre nel XVI secolo, “aveva reputazione di essere una santa e di operare miracoli”.
“Era capace di prevedere il futuro ed aveva visioni e rivelazioni. Digiunava spesso e “parlava senza posa della necessità di fare penitenza per uscire dalle condizioni in cui (Parigi allora) si trovava. Ella annunciava che, se ci si fosse pentiti dei propri peccati, si sarebbe vista la fine delle calamità pubbliche.
Dietro suo incitamento la gente si confessava e comunicava. In diverse città della Francia si ordinarono persino delle processioni. Ed ella stessa ne fece fare una a Parigi alla quale assistette il Parlamento accompagnato dalla corte e da un gran numero di cittadini.
Fu smascherata solo dalla Beata Acarie, che dimostrò come, quanto si vedeva in Nicole Tavernier, fosse opera del demonio “il quale sapeva perdere un po’, per guadagnare molto” (H. Bremond, Histoire du sentiment réligieux, T. II, pp. 69-71).
Come osservava Padre Oddone, dalle pagine della “Civiltà Cattolica”: “Ogni volta che si afferma come divino un avvenimento meraviglioso e questo fatto divino non è, oltre agli altri inconvenienti e danni si distolgono gli animi dall’oggetto della vera fede, si favorisce la falsa pietà e si rende la religione ridicola presso gli increduli” (A. Oddone, Visioni e apparizioni, criteri di discernimento, in “Civiltà Cattolica”, Roma, 1948, p. 66).
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