“Io ho allergia degli adulatori” ha detto di recente papa Bergoglio intervistato da Tv2000, aggiungendo che preferisce i suoi critici e addirittura i detrattori agli adulatori. Ha spiegato: “noi, a Buenos Aires, li chiamiamo ‘lecca calze’ e la figura è proprio di quello che lecca le calze dell’altro”.
Parole molto eloquenti. Resta da capire se il pontefice argentino, in questi quattro anni, ha fatto qualcosa per allontanare da sé le (tante) adulazioni. I suoi 80 anni (oggi) indurranno tutti i media alle solite celebrazioni (vedremo quanto adulatrici), ma produrranno anche bilanci e sono stavolta bilanci di fine stagione.
TRAMONTO
Un po’ perché questa è l’età canonica in cui la Chiesa ha stabilito che i cardinali lascino tutti gli incarichi e perdano pure il diritto di partecipare al Conclave.
Non vale per il papa, ma in qualche modo la questione è nell’aria perché se a 80 si è ritenuti inadatti a votare in un Conclave, a maggior ragione il problema si pone per un incarico gravosissimo come quello pontificio.
Anche perché dopo la (tuttora fresca) rinuncia di Benedetto XVI, papa Francesco ha ripetuto più volte che il “pensionamento” di un papa ormai deve essere considerato naturale come quello dei vescovi (che avviene a 75 anni). Del resto ha dichiarato di avere “la sensazione che il mio pontificato sarà breve, 4 o 5 anni”.
Oltretutto nel mondo c’è stato un capovolgimento geopolitico, specialmente con la vittoria di Trump e l’uscita di scena della presidenza Obama che era la cornice imperiale di questo pontificato (come si è visto durante la sua visita negli Stati Uniti, dove Bergoglio – del tutto irritualmente – si lanciò all’attacco dell’allora candidato Trump).
BILANCI
Ci saranno dunque bilanci di due tipi. Da un lato certi laici che, come Eugenio Scalfari, considerano papa Bergoglio un “rivoluzionario e profeta”, anzi l’unico papa rivoluzionario della storia.
Dall’altra certi cattolici che proprio per questo (perché ha ambizioni rivoluzionarie e sembra voler demolire tutto) lo considerano un’autentica sciagura che sta terremotando la Chiesa.
Può esserci però una terza possibilità. Tra chi vede Bergoglio come una sorta di “alter Christus” (addirittura più misericordioso di Gesù, del quale abbatte i rigorosi comandamenti) e chi sospetta che il papa argentino sia una specie di Anticristo, c’è una terza scuola di pensiero.
Quella di chi lo vede come un “povero Cristo”, collocato – da una serie di forze – in un ruolo troppo al di sopra delle sue possibilità. Chi lo ha portato fino a quell’alto incarico si aspetta che “apra” la Chiesa al mondo (cioè che abbatta le mura della Chiesa perché i suoi nemici possano espugnarla).
Lui – con scarse conoscenze teologiche e una formazione approssimativa, impregnata di vecchia “teologia della liberazione” argentina – pensa (o vuole pensare) che sia questo il modo per rilanciare la fede cristiana, incurante del fatto che dove è stata sperimentata la sua ricetta si è avuto un esito tragico e fallimentare.
Animato da grande attivismo e un certo piglio autoritario (come dice di se stesso), ritiene di essere l’uomo di una svolta “irreversibile” nella storia del cristianesimo, ma il risultato che ha ottenuto è quello di aver cacciato la Chiesa in un devastante caos dottrinale e pastorale, facendo esplodere divisioni mai viste.
INAUDITO
In un suo fantaracconto, appena uscito in italiano, l’antropologo francese Marc Augé immagina che il giorno di Pasqua del 2018, un 1° aprile, papa Francesco si affacci al balcone della Basilica di San Pietro e – urbi et orbi – annunci che Dio non esiste e non è mai esistito.
Sarebbe stato impensabile per qualunque altro papa, ma da Bergoglio il mondo laico arriva a sperare anche questo. Perché in effetti ne ha dette tali e tante che manca solo questa picconata finale. Un tale annuncio infatti non è poi molto lontano dalla frase dirompente che egli disse a Eugenio Scalfari, nella loro prima intervista: “non esiste un Dio cattolico”.
Cosicché da allora ci si chiede “ma allora Bergoglio chi rappresenta?”, e soprattutto ci si chiede perché mai i cattolici dovrebbero recarsi in chiesa (del resto negli anni di questo pontificato la pratica religiosa cattolica è in caduta libera…).
Da quell’intervista dell’ottobre 2013, anche lasciando stare le inaudite idee che gli attribuisce Scalfari (suo confidente), le affermazioni sconcertanti del papa argentino si sono susseguite in un crescendo che ormai sta mettendo sottosopra tutta la Chiesa, obbligando addirittura autorevoli cardinali a intervenire pubblicamente per chiedere al vescovo di Roma che precisi o si corregga (pochi sanno infatti che un papa non può fare o dire quel che vuole, ma ha il dovere di riaffermare e difendere sempre e solo la dottrina cattolica, non sue opinioni personali, specie se eterodosse).
In questi giorni, per esempio, ne ha dette altre. Giovedì scorso, parlando a dei malati, ha affermato: “Dio è ingiusto? Sì, è stato ingiusto con suo figlio, l’ha mandato in croce”.
Un’affermazione che ha suscitato sconcerto fra molti fedeli che l’hanno considerata blasfema (come altre sue frasi precedenti). E’ meglio darne un’interpretazione benevola, cioè pensare che sia stato uno spiacevole malinteso.
Riconoscendo però il continuo azzardo pasticcione di chi – con poche conoscenze teologiche e senza profondità spirituale – si avventura, parlando a braccio, in temi delicatissimi.
Oltretutto pure deridendo e attaccando con durezza i cattolici fedeli alla dottrina della Chiesa contro i quali ha coniato un’infinità di espressioni.
VICOLO CIECO
I suoi bersagli sono soprattutto quei vescovi e cardinali che – fedeli al proprio ruolo – stanno cercando di aiutarlo a ritrovare la rotta, specie con i famosi “Dubia” relativi a quell’Amoris laetitia che sta provocando turbamento e confusione nel popolo cristiano.
Bergoglio si rifiuta di rispondere alla richiesta di chiarezza dei cardinali e reagisce con una durezza inspiegabile. Evidentemente in questo caso preferisce gli adulatori a chi gli pone – rispettosamente – domande gravi e doverose.
Alcuni intellettuali cattolici hanno scritto che la situazione della Chiesa è così grave che ricorda la crisi ariana del IV secolo, quando – grazie all’appoggio dell’imperatore – l’eresia ariana conquistò la quasi totalità dei pastori e la vera fede cattolica sembrò sul punto di essere spazzata via.
E’ certo eccessivo. Ma la confusione dilaga e si ha la sensazione che Bergoglio si sia cacciato in un vicolo cieco, non volendo più a parlare alla Chiesa che gli chiede la conferma della fede.
Gli restano solo i temi politici per i quali la Sinistra noglobal lo considera il leader. Lo stesso Andrea Riccardi, suo fan, ieri, sul “Corriere della sera”, rilevava che – in opposizione a Trump – “Francesco costituisce un referente alternativo: dall’ecologia, all’emigrazione e all’economia”.
Dunque la messa è finita, resta la politica.
Antonio Socci
Da “Libero”, 17 dicembre 2016
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