- Il 6 agosto, giorno in cui la Chiesa commemora la Trasfigurazione di Nostro Signore sul Monte Tabor, è una data importante nella storia del mondo, perché è anche il fatidico giorno in cui la prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima, in Giappone. Era un lunedì del 1945 quando, alle 8.15 del mattino, un bombardiere americano B-29, Enola Gay, lasciò cadere la bomba “Little Boy” da un’altezza di detonazione predeterminata di circa 1.900 metri sopra la città.
Esplose con un lampo accecante, creando una gigantesca palla di fuoco che vaporizzò praticamente tutto e tutti entro un raggio di circa un chilometro e mezzo del punto di impatto. Si stima che circa 80.000 persone vennero uccise direttamente dall’esplosione ed entro la fine dell’anno la cifra era divenuta notevolmente più elevata a causa degli effetti delle radiazioni. Oltre due terzi degli edifici della città furono completamente distrutti.
Ma in mezzo a questa terribile carneficina, accadde qualcosa di straordinario: c’era una piccola comunità di Padri Gesuiti che viveva in un presbiterio vicino alla chiesa parrocchiale, situata a meno di un miglio di distanza dal punto di detonazione, quindi ben dentro il raggio della devastazione generale. E tutti gli otto membri di questa comunità scamparono, praticamente indenni, dagli effetti della bomba. Il loro presbiterio rimase in piedi, mentre gli edifici intorno, quasi a perdita d’occhio, furono appiattiti.
P. Hubert Schiffer, un gesuita tedesco, era uno di questi sopravvissuti, aveva 30 anni al momento dell’esplosione e ne ha vissuti 67 anni in buona salute. Negli anni successivi viaggiò per parlare della sua esperienza e questa è la sua testimonianza registrata nel 1976, quando tutti e otto i gesuiti erano ancora in vita.
Il 6 agosto 1945, dopo aver detto messa, si era appena seduto a fare colazione, quando ci fu un lampo di luce. Ad Hiroshima vi erano strutture militari, per cui dedusse che dovesse essere avvenuta un qualche tipo di esplosione al porto, ma quasi subito si rese conto della straordinarietà dell’evento. Raccontò: “Una esplosione terrificante riempì l’aria con uno spaventoso scoppio. Una forza invisibile mi sollevò dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi scosse, mi ridusse malconcio e mi fece girare in tondo …” Si alzò da terra e si guardò intorno, ma non vide più nulla in qualsiasi direzione si volgesse. Tutto era stato devastato.
Ebbe qualche acciacco abbastanza lieve, niente di serio e, in effetti, dopo gli esami eseguiti dai medici militari americani gli scienziati hanno dimostrato che né lui né i suoi compagni avevano subito effetti negativi dai danni delle radiazioni o della bomba. Insieme ai suoi compagni gesuiti padre Schiffer ha creduto “che siamo sopravvissuti perché stavamo vivendo il messaggio di Fatima. In quella casa abbiamo vissuto e pregato il Rosario tutti i giorni”.
Vi è in realtà un precedente biblico per quello che è successo agli otto gesuiti nel libro di Daniele. Infatti nel capitolo 3 si legge dei tre giovani che sono stati gettati nella fornace di fuoco agli ordini di Nabucodonosor, ma che sopravvissero al loro calvario anche dopo essere stati circondati dalle fiamme, accompagnati da un angelo che sembrava “un figlio degli dei “.
Dopo questo primo bombardamento il Governo giapponese rifiutò di arrendersi senza condizioni e così tre giorni dopo, il 9 agosto, una seconda bomba atomica fu sganciata sulla città di Nagasaki. Nagasaki però fu un obiettivo secondario, perché il bersaglio primario era la città di Kokura, ma la nuvolosità nel cielo di quel giorno la salvò dalla devastazione.
L’ironia suprema è che Nagasaki era la città in cui stavano concentrati i due terzi dei cattolici del Giappone e così, dopo secoli di persecuzione, sul finire della guerra subirono anche questo terribile colpo .
Ma vi è uno strano parallelismo fra quanto accaduto a Hiroshima e il convento francescano fondato da San Massimiliano Kolbe a Nagasaki prima della guerra, perché anche lui fu protetto dalla bomba che cadde proprio lì. San Massimiliano, che era noto per la sua devozione alla Santa Vergine, aveva deciso di andare contro i consigli che gli erano stati dati per l’edificazione del convento e volle costruirlo in una determinata posizione. Quando la bomba fu sganciata il convento fu protetto dalla forza della bomba da un monte che era nelle vicinanze. Quindi sia a Hiroshima che a Nagasaki possiamo vedere la mano protettiva di Maria all’opera.
Le apparizioni di Fatima, in Portogallo, hanno avuto luogo nel 1917, quando da maggio a ottobre tre bambini, Francesco e Giacinta Marto e la loro cugina Lucia dos Santos, hanno visto la Beata Vergine sei volte, e le apparizioni si conclusero con il “miracolo del sole”, il 13 ottobre, quando 70.000 persone videro nel cielo il sole girare e cambiare colore prima di piombare verso terra in maniera terrificante. Molti dei presenti pensarono che fosse la fine del mondo, però il sole riassunse il suo posto nel cielo fra grandi grida di sollievo.
L’essenza del Messaggio di Fatima riguarda la conversione dal peccato e un ritorno a Dio e richiede la riparazione per i propri peccati e per le colpe degli altri, così come l’offerta delle proprie sofferenze quotidiane e delle prove della vita. C’era anche un punto preciso sulla preghiera e l’Eucaristia e in particolare la recita del Rosario, così come la devozione dei Primi Cinque Sabati che implica la Confessione, la Santa Comunione e il Rosario meditato, per cinque mesi consecutivi, con l’intenzione di riparare alle offese arrecate al S. Cuore di Maria.
E’ interessante riflettere, quindi, sul tema della “trasfigurazione” che lega questi diversi eventi. Il Volto di Cristo brillò come il sole sul monte Tabor, mentre a Fatima la Madonna ha procurato il grande miracolo del sole per convincere la folla, che si era radunata lì, che il messaggio che stava dando all’umanità era autentico.
Si consideri, inoltre, che la povera gente di Hiroshima e Nagasaki ha sofferto come uomini diventati dei”soli” per la bomba che è esplosa in mezzo a loro provocando terribili devastazioni. Ma a Hiroshima gli otto gesuiti, che vivevano il messaggio di Fatima e, in particolare, recitavano il Rosario tutti i giorni, sono stati in qualche modo “trasfigurati”, protetti da una potenza divina dai terribili effetti della bomba.
Sicuramente c’è un insegnamento qui per tutti noi, che viviamo il messaggio di Fatima in un mondo che si fa sempre più pericoloso e che è ancora minacciato dalla guerra nucleare, per noi tale necessità è così profonda come lo era per don Schiffer e i suoi compagni.
Testo tradotto dall’articolo The priests who survived the atomic bomb del sito CatholichErald.co.uk